I permessi Legge 104 sono oggetto di verifiche e penali se il disabile o il familiare che lo assiste, ne abusa. Infatti, si rischia una sanzione e il licenziamento.
La legge 104 con handicap grave permette ai lavoratori disabili o al familiare che lo assiste di godere di tre giorni al mese di permesso retribuito e coperto da contribuzione figurativa utile al pensionamento. Ma è sovente cadere nella tentazione di godere dei permessi non per il familiare ma per proprie faccende personali. Questo tema è stato trattato più volte nelle aule dei tribunali. Una recente sentenza ha sollevato molto scalpore, e riguarda un lavoratore dipendente che aveva richiesto i tre giorni ma aveva confuso il diritto di assistenza. Infatti, aveva confuso l’assistenza al familiare con l’aiuto alla moglie nel locale commerciale. Insomma, questa distrazione è costata cara al dipendente, infatti, la Corte ha ritenuto valido il licenziamento.
In linea generale, chi viola la legge può essere licenziato perché non merita fiducia da parte del datore di lavoro.
Come sopra menzionato, chi assiste un familiare con disabilità grave (ai sensi della Legge 104 art. 3 comma 3), ha diritto a tre giorni al mese di permesso retribuito. Il permesso è frazionabile anche a ore.
In questi tre giorni il lavoratore deve occuparsi del familiare con disabilità, questo non significa che deve vigilare 24 ore, ma può anche uscire per conto del familiare, ad esempio, recarsi in farmacia, dal dottore, fare la spesa, eccetera.
Ma chi abusa dei permessi e passa ad esempio mezza giornata a fare shopping, oppure, dal parrucchiere, è punibile dalla legge. Questo comportamento si traduce in una violazione.
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La Cassazione su questo aspetto è molto chiara, chi viola la legge dei permessi legge 104, commette truffa ai danni dell’INPS. Nell’ultima ordinanza numero n. 28606 del 18 ottobre 2021, la Corte ha esaminato il caso del lavoratore che aveva confuso il tipo di assistenza, infatti, assisteva la moglie nell’esercizio commerciale invece, di assistere la madre con Legge 104 e per cui l’INPS aveva riconosciuto il diritto ai permessi.
Dalla madre il lavoratore ci andava, ma per scarso un ora, e poi aiutava la moglie (titolare) nel negozio. Il lavoratore per la sua “distrazione” ha ricevuto il licenziamento in tronco, perché secondo i giudici, la condotta del lavoratore ha leso il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
La Corte ha precisato che se pur l’assistenza non deve intendersi esclusiva, deve garantire, comunque, al familiare disabile un’assistenza di carattere permanente.
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