Tutelarsi davanti al licenziamento facile, specie quando gli stessi permessi Legge 104 entrano in gioco. Tema scottante, ma ci si può difendere se si conoscono questi dettagli.
La Cassazione non perde tempo, anzi è proprio su questo aspetto che lancia la novità più preoccupante per i cittadini. I permessi Legge 104 sono un’esigenza fondamentale per alcuni lavoratori, e pensare che il licenziamento diventa “più facile” del previsto, atterrisce non poco perché si teme il peggio. La tempistica farebbe la differenza: ragione della decisione e la comprensione della gestione del fatto.
Spesso ci sono dei vantaggi nel gestire il proprio lavoro, ma questo non è per tutti. Tra i più “privilegiati” ci sono sicuramente i lavoratori dipendenti, ma ben presto le migliorie potrebbero tramutarsi in un incubo. È l’ultima ordinanza sull’argomento della Cassazione a modificare fortemente la questione.
Non che non ci siano più vantaggi, ma si rischia grosso se si agisce fuori dai limiti imposti per Legge, ed è proprio sui parametri di quest’ultima che bisogna indagare. Diventano più rigidi, in una maniera abbastanza inedita.
Anche perché, data la novità delle variazioni, può dirsi che le modifiche rechino dei benefici? Punto doloroso per i lavoratori che usufruiscono del regime di disabilità nella cura di un parente o per sé stessi. Contestazioni ed evoluzioni, analisi di un caso concreto al vaglio permette di comprendere la portata della misura.
Occhio al licenziamento facile: tutto sulle novità permessi Leggi 104
È chiaro già in partenza che occuparsi di attività che poco c’entrano con la cura di un parente disabile o di sé stessi, è un buon motivo per essere attaccati legalmente ed economicamente. Pensare che però basterà ancora meno per essere licenziati, è una notizia sulla quale bisogna evidenziare il margine di azioni. Come verranno gestite le innovazioni del sistema?
La Cassazione con l’ordinanza n. 11999 del 2024 afferma che nei giorni di permesso dovuti dalla Legge n. 104 del 1992, il tempo che si dedica alla cura del prossimo disabile, non sarà più legato alla giornata intera, ma all’orario lavorativo di riferimento! Irrilevanti gli orari notturni e serali. Quindi, il lavoratore potrebbe trovare assurda una situazione del genere, ma non potrà fare altrimenti, perché la legge parla chiaramente e produce i suoi effetti.
C’è stato anche chi ha impugnato giudizialmente il licenziamento, perché nei giorni di permesso si sarebbe comunque dedicato ad attività legate al sostegno della disabilità familiare, ma la Corte d’Appello rigetta ciò che non è connesso all’assistenza. Con questo però, non significa che contestualmente alla cura del parente, non si possano soddisfare delle proprie esigenze.
Per cui resta la possibilità, ad esempio, di poter acquistare dei medicinali se si è in farmacia per comprare quelli che servono al disabile in famiglia. Stessa cosa per le visite, servizi postali, banca, supermercato, e tutto ciò che concerne il fabbisogno quotidiano e specifico. Il punto è che non deve in alcun modo venire meno l’assistenza permanente e globale del soggetto in causa. Se ciò viene meno, l’assenza dal servizio pagata con tanto di contributi non è legittima, così da giustificare la sanzione espulsiva.