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Economia e Finanza

Permessi Legge 104: attenzione, sono validi solo a queste condizioni

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Non tutti i beneficiari conoscono le modalità di fruizione dei permessi Legge 104. Ecco, dunque, come funzionano.

La Legge 104 è la disciplina normativa di riferimento per la regolamentazione dello stato di disabilità, in relazione al mondo del lavoro e la vita quotidiana.

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Attraverso la Legge 104 viene sancita l’assistenza e l’integrazione sociale dei disabili e vengono tutelati i diritti dei soggetti portatori di handicap. In particolare, è prevista la possibilità che essi siano assistiti da un familiare, nello svolgimento delle normali attività.

I permessi Legge 104 sono riconosciuti a coloro che sono affetti da una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabile o progressiva, che provoca problemi di apprendimento, relazionali o di integrazione. Non tutti i probabili fruitori, tuttavia, conoscono le esatte modalità di utilizzo dei permessi; è necessario, però, sapere i dettagli della normativa, per evitare pericolose sanzioni.

Analizziamo, dunque, la disciplina della Legge 104, con uno sguardo particolare sui destinatari, i requisiti richiesti e le agevolazioni previste.

Leggi anche: “Permessi Legge 104, quali sono i rischi per chi non li utilizza? La risposta è sorprendente“.

Permessi Legge 104: a chi sono rivolti?

Innanzitutto, è fondamentale specificare chi ha diritto ad usufruire dei permessi sanciti dalla Legge 104. Essi sono rivolti a coloro che si trovano in stato di disabilità, debitamente certificato dall’INPS. Per ottenere il certificato di disabilità, bisogna superare una specifica visita dinanzi alla Commissione ASL competente integrata con un medico dell’Ente previdenziale; essa è incaricata di verificare il possesso dei requisiti sanitari necessari per ottenere le agevolazioni previste dalla legge.

Ai fini dell’ottenimento di tali benefici, tuttavia, c’è un’importante differenza tra il concetto di “handicap” e quello di “invalidità”. L’invalidità, infatti, consiste nella riduzione della capacità lavorativa, mentre l’handicap è una condizione di inferiorità, causata da una menomazione o disabilità, che impedisce al malato lo svolgimento delle normali attività della vita quotidiana.

In virtù di tale puntualizzazione, la disciplina stabilisce diritti diversi, in base al grado di handicap e di invalidità:

  • l’handicap può essere non grave, in situazione di gravità o superiore ai 2/3;
  • l’invalidità, invece, è assegnata sulla base di una percentuale. Per accedere alle agevolazioni, la percentuale d’invalidità deve essere maggiore del 33,33% (in pratica, consiste nella riduzione di un terzo della capacità lavorativa).

Chi sono i soggetti legittimati a richiederli?

Il datore di lavoro (pubblico o privato) concede i permessi retribuiti ai seguenti beneficiari:

  • disabili con contratto da lavoratori dipendenti, compresi i lavoratori con contratto part-time. Rimangono, invece, esclusi i lavoratori autonomi e quelli parasubordinati, i lavoratori agricoli a tempo determinato occupati in giornata, i lavoratori a domicilio e quelli addetti ai lavoro domestici e familiari;
  • genitori lavoratori dipendenti: madre e padre biologici, adottivi o affidatari di figli disabili gravi, anche non conviventi. Possono, inoltre, richiedere le agevolazioni i parenti o affini entro il secondo grado lavoratori dipendenti e, cioè, figli, nonni, nipoti, fratelli, suoceri, generi, nuore, cognati conviventi della persona disabile;
  • coniuge o convivente di fatto del lavoratore dipendente;
  • la parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso;
  • parenti o affini entro il terzo grado di lavoratori dipendenti. Nello specifico, zii, nipoti, bisnonni, bisnipoti, solo, però, nell’ipotesi in cui i genitori o il coniuge del disabile abbiano più di 65 anni di età o siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti.

Leggi anche: “Se usi i permessi legge 104 ti spetta anche questo premio ma non tutti lo sanno“.

Permessi Legge 104: in cosa consistono?

I permessi Legge 104 consistono in 3 giorni di riposo al mese retribuiti o, alternativamente, in riposi giornalieri di una o due ore.

Per i genitori e i familiari lavoratori dell’assistito, però, bisogna fare una distinzione, a seconda dell’età dell’ammalato. Nel dettaglio:

  • i genitori del figlio disabile di età inferiore ai 3 anni hanno diritto alla proroga del congedo parentale, fino al compimento degli 8 anni di vita del figlio. Inoltre, possono richiedere 10 mesi di assenza dal lavoro, da dividere tra i due genitori e da sfruttare nei primi 12 anni di vita del bambino, nel caso in cui esso non si trovi ricoverato a tempo pieno presso Istituti specializzati; nell’ipotesi di ricovero, è necessario che il personale richieda la presenza continua del genitore. La legge, poi, prevede il diritto a 3 giorni di permesso mensile e a riposi orari, di 1 o 2 ore al giorno, in base all’orario di lavoro;
  • se il figlio disabile ha un’età compresa tra i 3 e gli 8 anni, è previsto il prolungamento del congedo parentale, fino al compimento dell’ottavo anno di vita della prole, solo se il bambino non sia ricoverato a tempo pieno presso Istituti specializzati; in caso contrario, la presenza del genitore deve essere richiesta dai sanitari. Inoltre, i genitori hanno diritto a 3 giorni al mese di permesso retribuito, ma non possono beneficiare di riposi orari;
  • i genitori, il coniuge o i familiari di una disabile maggiorenne, infine, hanno diritto solo ai 3 giorni di permesso retribuito al mese.
Antonia Festa

Sono una giurista, grande appassionata del mondo classico, di letteratura, politica, musica, teatro e cinema, divoratrice di serie TV. Sono socia di una compagnia di teatro amatoriale e ho curato la sezione 'Intrattenimento' per un giornale online, recensendo film e spettacoli televisivi e teatrali. Attualmente, lavoro come web content writer, occupandomi soprattutto di temi di natura previdenziale ed economica, che mi permettono di coltivare e approfondire il mio interesse per il diritto.

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