Legge 104 e permessi, attenzione per chi svolge questi lavori: brutta doccia fredda, cosa occorre sapere a riguardo.
I permessi relativi alla Legge 104 sono un argomento ben noto, fonte di dibattito tanto tra i dipendenti quanto tra i datori di lavoro. Cercando di spiegarli in termini semplici, potremmo dire che si tratta di ore di assenza dal proprio impiego ugualmente retribuiti poiché destinate al sostegno psicofisico di un famigliare disabile o non autosufficiente. Sono molti, tuttavia, i dubbi e gli interrogativi che accompagnano tale misura e, oggi, cercheremo di chiarire un punto specifico che interessa una grande parte dei “beneficiari”. Attenzione per chi fa questi lavori: brutta doccia fredda.
Come per molte altre misure, i permessi legati alla legge 104 sono regolati da specifiche fondamentali volte a tutelare tanto il diretto interessato quanto il datore di lavoro. Ciò, tuttavia, non consente sempre di aver chiaro il quadro di cosa spetta e cosa, invece, no e, soprattutto, di cosa tenere a mente in relazione al proprio impiego. Ecco, dunque, un punto focale che occorre comprendere.
Permessi legge 104, doccia fredda: attenzione per questi lavori
Ebbene, un dubbio molto comune riguarda la possibilità di utilizzare in pieno i permessi legati alla Legge 104 per coloro che svolgono un lavoro part-time, che, come sappiamo, prevede un orario “ridotto” rispetto a quello che si potrebbe definire “classico”. A fare chiarezza in merito ci ha pensato una circolare dell’INPS: la n.45/2021. Cosa occorre, dunque, comprendere e come funziona tale misura nella circostanza in esame.
La domanda che molti si pongono, a tal riguardo, è la seguente: laddove l’orario di lavoro sia ridotto, devono essere riproporzionati anche i permessi della legge 104? La sopracitata circolare INPS, dunque, ha voluto rispondere a tale interrogativo allineandosi con quanto espresso dalla Corte di Cassazione 22925 del 2017 e 4069 del 2018. Tali sentenze parlano di un “diritto non comprimibile”, poiché trattasi di misure a tutela della salute psicofisica di un individuo, per quanto concerne i suddetti permessi. Riconoscendo, comunque, una necessità di valutazione tra esigenze aziendali e dei lavoratori.
La circolare INPS, dunque, chiarisce il punto: in caso di lavoro part-time verticale o di tipo misto, i permessi legati alla legge 104 non devono essere riproporzionati laddove la prestazione lavorativa dell’interessato superi il 50% del tempo pieno, di quello “ordinario”. La durata dei permessi, dunque, non sarà alterata nel caso in cui si risponda a tale criterio.