Dal 1974 a oggi sono stati diversi gli accordi falliti e gli interventi pubblici finalizzati a recuperare le perdite e applicare correttivi alla gestione economica dell’azienda. Quella che oggi è diventata la nuova Alitalia prenderà il suo posto con il primo decollo ufficiale previsto per il 15 ottobre.
Un destino che a partire dagli anni ’90, dopo cinquant’anni di attività economica, definiti da un regime patrimoniale largamente partecipato dallo Stato, ha visto gradualmente il suo declino non riuscendo praticamente mai a stabilire le giuste condizioni per poter rimanere competitiva sul mercato. Nel 1996, negli anni in cui faceva la sua comparsa Ryanair, il governo Prodi avviava la sua prima privatizzazione di Alitalia con il 63% del capitale che rimaneva in mano statale, venendo successivamente compensato da ulteriori interventi atti a cercare una soluzione che potesse funzionare dal punto di vista imprenditoriale e finanziario.
Nell’agosto del 2008 il governo Berlusconi contribuiva a fondare la CAI, acronimo di Compagnia Aerea Italiana nata dalle ceneri di quella che era la parte economicamente sana di Alitalia, che viene privatizzata lasciando comunque irrisolti le carenze strutturali e patrimoniali che rimangono in gestione dello Stato. Verranno sborsati 300 milioni di euro per avviare le esigenze di cassa immediate. Dopo un relativo periodo in cui sembrava che le cose potessero restituire slancio al comparto dell’aviazione civile italiana, errori di strategia come la drastica riduzione delle destinazioni intercontinentali, CAI arriva appena quattro anni dopo a chiudere il suo miglior bilancio con una perdita di appena 69 milioni. Intanto la controllata statale brucia tra il 2012 e il 2013 più di un milione e mezzo di euro al giorno e arriva nuovamente prossima al fallimento.
Un nuovo governo avvia un nuovo intervento, Enrico Letta mette insieme i presupposti per dividere la proprietà di Alitalia che viene acquisita non senza difficili trattative. La compagnia aerea va al 49% agli Emirati Arabi con Etihad, mentre il 51% è controllata da CAI. Le revisioni contabili e la nuova amministrazione riescono a diminuire le perdite annuali che arrivano a 200 milioni. Nel 2017 la società entra in regime di amministrazione straordinaria e si procede con la vendita di Alitalia, con un sostegno da parte delle casse statali di 900 milioni. A settembre 2018 nelle casse della compagnia aerea riescono a emergere i primi utili, che tuttavia non sono sufficienti a fare dell’azienda un investimento profittevole. È necessario ancora l’intervento indiretto dello Stato che è pronto a tornare azionista di Alitalia. La soluzione è partecipata al 15% dal Tesoro, con partner Ferrovie dello Stato. Le partecipazioni arrivano fino ricostituire un business plan efficiente che rimodella Alitalia fino alla forma odierna.
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Il 15 ottobre 2021 Alitalia cesserà di esistere definitivamente
Il 15 ottobre Alitalia cesserà di esistere in modo definitivo, mantenendo al contempo il brand che verrà ceduto attraverso una gara pubblica gestita dalla stessa compagnia aerea. La Commissione europea che vigila sulle trattative ha raggiunto un accordo per fare sì che Ita, così si chiamerà la nuova compagnia, acquisisca gli asset del settore volo. Il Governo ha istituito intanto un fondo di 100 milioni di euro di rimborsi, per coloro che avevano prenotato un volo con partenza oltre il 15 ottobre 2021, nonché per coloro che avevano accumulato sconti e vantaggi economici, usufruendo della convenzione Millemiglia.
La nuova compagnia aerea sarà avviata con metà della flotta e un terzo dei dipendenti. Il passaggio da Alitalia a Ita procedure in linea con quanto stabilito in quella che è stata una soluzione vantaggiosa e costruttiva per entrambe le parti, tale da avviare per l’immediato futuro i presupposti per l’aumento di capitale per un totale di 700 milioni. Ita sembra avere tutte le caratteristiche di indipendenza e solidità patrimoniale nonché rinnovata efficienza necessarie a decollare economicamente.
Il nuovo piano industriale che renderà competitiva la nuova Alitalia
La Commissione Europea per voce della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager si dice soddisfatta e attenta a garantire la discontinuità delle attitudini finanziarie di Ita rispetto alla tendenza a far ricorso ai sostegni economici. Il piano industriale di Ita prevede la presenza di un solo partner strategico per gli aeromobili, in modo tale da eliminare le inefficienze dovute alla differenza dei velivoli e delle politiche dei produttori.
In linea con il rinnovamento europeo dovuto alle politiche finalizzate alla decarbonizzazione del settore industriale, Ita nascerà orientata dalla nuova spinta ecologista, le intenzioni sono quelle di fare della nuova compagnia aerea una realtà a basso impatto ambientale, con 52 aerei iniziali che arriveranno a 105 entro la fine del 2025 e saranno costituiti per il 77% di aeromobili di nuova generazione, efficienti, confortevoli e con minori emissioni di CO2. Il fatturato nello stesso anno dovrebbe raggiungere i 3.329 milioni di euro, manifestando i primi utili a partire dalla fine del 2023. Al loro decollo gli aerei di Ita serviranno 45 destinazioni, tra traffico nazionale continentale e internazionale, ma l’obiettivo è crescere fino a 75 destinazioni entro il 2025 con 89 rotte totali.