Non cadere in errore quando si tratta di pensione significa trovare la soluzione giusta e consolidarla senza averne dubbi. Se si ha un parente con patologie, la via maestra è più di una, ma bisogna fare le mosse adatte!
Mai come adesso la gestione della pensione è risultata più complessa. Nello scenario previdenziale moderno si cercano tutte le vie possibili per conquistare un fine carriera degno, ma molti insistono sull’anticipare questa importante tappa di vita. A quanto pare la conferma arriva dall’alto, se si ha un parente con patologie il pensionamento è confermato, ma non tutti sono destinati a perseguire le stesse strade. È tutta una questione di rispetto di tempi, requisiti e azioni da porre in essere in conformità della legge.
Il 2025 è destinato ad essere un anno ricco di sorprese in termini legislativi, e non solo. Perché anche per quanto concerne quelli esecutivi si rilevano delle importanti novità che stanno destabilizzando fin dalle prime battute anche i contribuenti più attenti. Si cita la frase: <<A dir che la pensione è davvero importante. A dir che un laureato conta più di un cantante>> cantava Guccini nei suoi tempi d’oro de la Avvelenata, ma oggi quanto si può esser d’accordo? Purtroppo, molto poco.
Cantante, insegnante o avvocato che sia, la pensione sta diventando una meta complessa da raggiungere in generale, figuriamoci se in maniera dignitosa. Con il costo della vita in aumento, e retribuzioni e quote previdenziali bloccate, non si possono sperare grandi cose. Ma se c’è un punto su cui i cittadini possono investire le loro energie, è proprio nell’anticipare quest’obiettivo rispettando la legge.
Pensione con il parente con patologie: requisiti e passaggi per ottenerla
Si conferma quindi che per andare in pensione prima si può far uso della condizione di avere un parente con patologie. Il quesito riguarda il “come fare” per conseguire la meta con successo e senza inimicarsi il sistema. Nello specifico, bisogna indagare su una figura chiave che potrebbe stravolgere in positivo la situazione corrente. Quanti si ritrovano in questa?
Si sta parlando di chi ha un parente sottoposto al Regime della Legge 104 numero 1992, quella di disabilità certificata, ma non solo. Appunto, si tiene in conto l’attività di cura, sostegno e provvidenza nei confronti di quest’ultimo, la quale è posta in essere da colui che viene ormai comunemente chiamato con il gergo ufficializzato di “Caregiver”.
Chi assiste un parente disabile potrebbe non solo aver aperte le porte del Paradiso per la sua immensa bontà, ma anche le vie della pensione. È bene trattare la questione al plurale, perché “plurali”, cioè molteplici, sono le vie che si possono perseguire. Questo perché non tutti soddisfano gli stessi requisiti e tempi, ed è proprio in relazione a questi che si tiene a fare il punto della situazione.
Quali errori evitare se si tratta di pensione anticipata: tutela dei cittadini fino all’ultimo centesimo!
Chiarito il fatto che la pensione anticipata è una realtà a tutti gli effetti, bisogna analizzare caso per caso la situazione da soddisfare. C’è però un punto in comune alle vie da indicare. Si tratta della “convivenza”. Per accedere all’istituto previdenziale, al di là delle caratteristiche e requisiti vari, è necessario che il Caregiver in questione viva con il parente con patologie. Da qui, si indica come fare.
Ovviamente, si tratta di una convivenza stabile che duri almeno da 6 mesi, i quali partono a ritroso in relazione alla data di presentazione della domanda. Bisogna che si viva sotto lo stesso tetto, uguale numero civico, con al massimo un interno differente nei condomini. C’è un altro dettaglio da non sottovalutare, e lo si rileva nel grado di parentela. Se il parente è di primo o secondo grado, o ancora affine, e se è senza genitori o coniugi, o se questi sono a loro volta invalidi e con oltre 70 anni di età, allora la richiesta può essere perfezionata senza problemi.
La prima strada della pensione è la Quota 41 per i lavoratori precoci. Non ci sono vincoli d’età, basta aver versato 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi. Non si considerano contributi figurativi che hanno visto fasi di indennità per disoccupazione o quella per malattia sempre dell’INPS. Importantissimo è che dei 41 anni di versamenti ci siano almeno 12 mesi o 52 settimane di contributi versati prima dei 19 anni.
Segue ai 63 anni l’altra via, quella dell’APE Sociale. Basta che si abbia l’età in questione, o meglio 63,5, e 30 anni di contributi versati. È una misura limitata, perché accompagna il lavoratore alla pensione come un reddito “ponte”. Infatti, non elargisce tredicesima, maggiorazioni e non si integra al trattamento minimo. Non è neanche reversibile se c’è la morte del pensionato e non può andare oltre i 1500 euro. Goccia che fa traboccare il vaso, non si adegua al tasso d’inflazione e non permette di svolgere altri lavori, fatta eccezione di quelli occasionali autonomi sotto i 5 mila euro.
Infine, dal 2023 anche l’Opzione donna permette questa conquista. I figli avuti condizionano la misura che di base necessita che entro la fine dell’anno precedente all’inoltro della domanda, si abbiano 61 anni d’età e almeno 35 di contributi versati. Ma appunto, è la prole a dettar legge. Se si ha avuto un figlio si può andare in pensione a 60, chi due o tre, anche a 59 anni. Ma se si vuol consolidare la pensione con la figura di Caregiver, allora basta aver conseguito i requisiti entro il 31 dicembre 2024.