Tiene banco la questione pensioni in ottica tutela del potere d’acquisto: la discussione, le richieste e le proposte, cosa potrebbe cambiare
Tema caldo, quello delle pensioni, con la richiesta da parte delle pareti sociali di un intervento ai fini della tutela del potere d’acquisto, puntando alla piena indicizzazione degli assegni, a far calare la tassazione, ad un rafforzamento delle quattordicesime sino a 1500€: ecco i dettagli e particolari al riguardo.
Grande attenzione sulla pensione, un argomento che tiene banco in virtù della situazione prezzi e che necessità di avere una risposta da parte del Governo, come spiegato dal ministro Giorgetti durante il congresso della Fim-Cisl a Torino.
Si tratta di un tema che occorre porsi, ha spiegato, un confronto “schietto e dialettico con il sindacato nell’interesse generale si deve porre per tutelare il potere d’acquisto di pensionati e lavoratori”, riporta Today.it; in merito alle parole del ministro, si legge anche non si possono far saltare gli equilibri economici delle aziende, ed essendo in tempo di guerra, il Governo deve prendere, con coraggio, decisione eccezionali.
Nella medesima occasione si è pronunciato anche Sbarri, Segretario Generale CISL, il quale, si legge, ha fatto cenno ad un “patto sociale per tenere insieme sviluppo, produttività ed aumento dei salari”, sottolineando però che vi è bisogno di maggiori risorse contro il caro prezzi e aggiungendo di essere in attesa di una nuova convocazione, prossimamente, da parte del Governo.
Quest’ultimo ha anche sottolineato l’importanza dell’indicazione, da parte del premier Draghi, alle parti sociali, dell’obiettivo di un patto sociale, una direzione auspicata “da tempo dalla Cisl, per accelerare gli investimenti pubblici e privati, difendere i salari e le pensioni dalla fiammata inflazionistica, puntare alla qualità e stabilità del lavoro, soprattutto per i giovani e per le donne, sostenere le imprese in crisi”‘.
Quanto chiesto già da alcune settimane dai sindacati, spiega Today.it, è stato ribadito anche nel corso dell’ultimo incontro col premier. In particolare, si legge, un intervento immediato ai fini della tutela del potere d’acquisto di salari e pensioni in relazione alla corsa dell’inflazione. La convocazione di un tavolo potrebbe esserci nei prossimi giorni, con lo scopo di arrivar ad un nuovo ‘patto’ tra le parti sociali.
Grande attenzione sul tema pensioni, con vari aspetti che suscitano l’interesse generale, come nel caso di quando arrivano i pagamenti a maggio 2022, le date e cosa sapere.
Rispetto al tema in oggetto, come approfondito da Today.it, le proposte circa la tematica pensione non mancano; piena indicizzazione degli assegni, rafforzamento delle quattordicesime sino a 1500€, il tutto senza rinunciare comunque alla mini-riforma del sistema previdenziale.
A parlarne di tale possibilità è Il Sole 24 Ore, il quale sottolinea che rispetto al tema previdenza sia già arrivato un segnale positivo, di disponibilità, da parte del ministro dell’Economia Franco, il quale nell’introduzione del Def ha scritto che serviranno soluzioni per permettere forme di flessibilità in uscita, sebbene restando nel solco del metodo contributivo e nel totale rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici.
Allo stesso tempo il DEF pone l’attenzione sulla nuova impennata prevista circa la spesa pensionistica, in particolare in virtù della “significativa maggiore indicizzazione” dei trattamento in confronto alle ipotesi dello scorso autunno. La previsione, spiega Today, indica un +3,3% nel 2022 e un +7,4% nel 2023, nel momento in cui le uscite passeranno da 287miliardi di € del 2021 a più di 318,5.
Già volte la Uil ha affermato, circa la riforma pensioni 2023, che servirà porre al centro il tema potere d’acquisto dei pensionati, poiché più della metà degli assegni, come importo medio, si aggirano su meno di 750€. Vista l’inflazione galoppante, si chiederebbe al governo un intervento che preveda nuovi critici per l’indicizzazione, estensione della 14° e riduzione tasse sui redditi da pensione.
In merito alla riforma pensioni 2023, tra le altre cose vi è l’intenzione dei sindacati di puntare ad equiparare la no tax area pensionati a quella dei lavoratori dipendenti. Qualcosa, che, stima la Uil, potrebbe portare in taluni casi ad un incremento delle pensioni anche di un centinaio di euro al mese. Ovviamente, è bene sottolinearlo, si è nel campo delle prime simulazioni.
Il Segretario Confederale della Uil Proietti, circa e sulle pensioni, ha spiegato che “grava una tassazione altissima”, la quale va ridotta in modo significativo equiparando No Tax Area a quella dei lavoratori dipendenti, si legge. Una misura che, secondo le stime sindacali, porterebbe ad un “incremento delle pensioni a partire da circa 100 euro al mese fino a circa 140 euro per le pensioni di importo pari a 1.500 euro mensili”.
Su Today, che menziona il report, si legge che a causa della mancata indicizzazione, il pensionato che percepiva 1500€ nel 2011 e che acquistata la medesima quantità di alimenti, vestiti e servizi, oggi necessiterebbe di 759€ in più l’anno in confronto al valore attuale della pensione, pari a 1651€.
E ancora, un altro dato riferimento ad una pensione che nel 2011 era di 1200€, dunque inferiore 3 volte il minimo e salvaguardata dai blocchi. Dopo undici anni, a causa dell’effetto del sistema che oggi vice e del paniere applicato alla rivalutazione, anche coloro che avevano una pensione inferiore 3 volte il minimo ha visto calare il proprio potere d’acquisto di 24€ al mese, 320 euro all’anno. La proposta Uil è inerente l’aggiornamento dei criteri con cui a oggi viene valutata l’indicizzazione, basati sul paniere Foi, il quale, si legge, non rispecchierebbe in pieno le reali spese sostenute dalla fascia più anziana della popolazione.
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