Nessuna cancellazione della Fornero, pensioni in blocco, e un sistema previdenziale al collasso: c’è una via d’uscita? Analisi delle novità.
Quando si potrà dire “finalmente si è degnamente conclusa la carriera lavorativa” senza un pizzico di amarezza? La verità è che il mondo di oggi subisce colpi senza incassarli correttamente. Questa “mancanza di correttezza”, non crea nulla di illegale a livello legislativo, ma sul piano professionale e previdenziale ci sono tanti aspetti che cozzano con la dignità umana. Lavorare per vivere o vivere per lavorare a che pro se alla fine del proprio percorso, non ci sono garanzie? Niente cancellazione della Legge Fornero nessuna buona notizia per le pensioni.
Ancora si potrebbe tacere sulla questione, data una seconda importantissima mancanza, quella della nuova Legge di Bilancio. Ma fin qui, si è all’interno dei tempi del sistema. Nonostante però manchi quest’ultima, senza aver paura di affrettare, si può già confermare a pieni polmoni, che la possibilità di una pensione diventa sempre più un miraggio lontano. Cosa devono aspettarsi i lavoratori? Il detto che non c’è “mai fine al peggio” non potrebbe essere più adatto al momento.
C’è chi si aspettava la riforma che finalmente avrebbe concesso quella flessibilità necessaria ad andare in pensione senza drammi. Invece, se ne presentano di nuovi, del tutto inediti, e pronti a spaventare i lavoratori di oggi e di domani. Quando si parla di diritto al lavoro? Soprattutto è davvero tutelato quando non si va mai in pensione?
La ratio della disciplina è quella di garantire la massima occupazione possibile, ma dietro una condizione del genere c’è molto che lede la dignità umana. Ci sono mansioni che non possono essere svolte quando si è troppo in là con l’età. Come potrebbe un muratore garantire la stessa efficacia di un giovane? Quale insegnante 60enne riuscirebbe a colmare l’intero gap differenziale rispetto alunni con 30 anni di meno? Ci sono condizioni che l’esperienza non può gestire. Non serve non andare mai in pensione per vedere garantito il diritto al lavoro, se c’è chi non lascia mai la propria carriera, e altri che non si stabilizzano mai.
Da cosa è dato il quadro appena delineato? Dal fatto che a partire dal 2025 ci saranno degli incentivi per far in modo che i lavoratori lascino nel periodo più tardo possibile, il proprio posto di lavoro. Quindi, la pensione? Mai! La stabilizzazione dei giovani? Quando! Qual è il prezzo da pagare per vedere soddisfatte le proprie ambizioni e vivere in una società egualitaria e che tutela i diritti dei suoi cittadini? L’unico aspetto che non viene tradito, è che non si tratta di un’imposizione, ma di una scelta “volontaria”.
Il punto è che nei fatti, non è proprio così. Perché se le percentuali di svantaggio ad andare in pensione salgono al 60%, ecco che più nessuno vuole conquistare l’istituto. Il Governo aveva quasi promesso una cancellazione della Legge Fornero, ma a quanto pare, non sarà così. Per farlo ci vogliono delle risorse che devono sostenere una Riforma senza precedenti, e lo Stato italiano, non le possiede. Ci vorrebbe una legge previdenziale che consenta la stabilità mancante nella previdenza dell’Italia.
Come se non bastasse, ciò che verrà dopo la Legge Fornero sarà un sistema ancora più rigido. Non potrà essere diversamente, perché i pensionamenti anticipati dovrebbero essere bloccati, altrimenti è la stessa struttura previdenziale la prossima a crollare. Colpa di un excursus normativo duro da stroncare.
La Legge Amato ha inasprito i requisiti pensionistici, a peggiorar le cose è stata poi quella Dini con l’introduzione del sistema contributivo, ed infine la Fornero ha tagliato le gambe ad un sistema già zoppo.
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