Anno nuovo, vantaggi nuovi dal Welfare State: le pensioni ogni 3 mesi avranno un mini aumento! È un vantaggio importante, ma sarà per tutti?
Il tema pensioni è più ostico del previsto, e continua ad aggravarsi per chi ha difficoltà ad ottenere un “fine carriera sereno”, ma non solo. Anche chi vorrebbe soddisfare le proprie aspettative ne rimane presto tradito. Cosa significa? Che il trattamento non è adatto a far fronte al caro vita odierno, perché l’inflazione procede senza cessare, e quanto percepito mensilmente non basta se si è soli. Le pensioni possono però vivere una svolta, o meglio ottenere ogni 3 mesi il mini aumento che piace a chi è più in difficoltà.
Significa che è una misura per tutti? Non proprio. Bisogna saper cogliere il meglio dal peggio, specie quando di “Welfare”, se ne parla molto poco. Nello Stato Sociale l’obiettivo è il benessere dei cittadini, condizione che non sempre si esaurisce. Così, è sul fronte in questione che occorre fare il punto della situazione: perché le pensioni non si stabilizzano? Ci si potrebbe domandare lo stesso per il mondo del lavoro. Mancano risorse, quelle necessarie a consolidare una Riforma con la R maiuscola per il settore.
Allora, si procede con la mossa delle rivalutazioni che abbraccia alcuni cittadini. Ma anche qui, è necessario capire la volta della misura, perché alcuni casi è un affare, in altri… è meglio non pensionarsi! Al di là dell’ironia, il meccanismo in gioco è innovativo ed inizia a gennaio 2025, anno nuovo… fiscalità in arrivo!
Per le pensioni arriva ogni 3 mesi un mini aumento: sistema previdenziale rinnovato?
Si è fatto accenno ad una rivalutazione, ma cosa concerne? Ogni 3 mesi un mini aumento per le pensioni, già questo è il sentore di un sistema previdenziale che stravolge tutto e pare rinnovato. La dinamica tempo non sarà la stessa. Infatti, invece che consolidare questa condizione su base annuale, si determina in un arco più breve. È questa la fregatura per alcuni e il vantaggio per altri?
Tutto parte dal ripristino del sistema “scala mobile”, per cui il governo Meloni vorrebbe porre la mossa della rivalutazione pensioni ogni 3 mesi, non più su base annuale. Tutto questo implica che in circa una novantina di giorni i sussidi potrebbero sia aumentare, ma anche diminuire, condizione che dipende da una variabile economica potente: l’inflazione.
Questa si mantiene imperterrita, perché con il 10% aumenterà di giorno in giorno, e la Meloni vorrebbe riequilibrare almeno quanto più possibile, la situazione per il sistema previdenziale. Non si parla di una riforma del lavoro, nonostante la rivalutazione lo sembri in “piccolo”. Il taglio del cuneo fiscale avvenuto da poco graverebbe fortemente sulle casse dei datori, causando forti problemi in questo senso se si procedesse con le stesse modifiche avvenute per le pensioni.
Anche perché per gli stessi pensionati ci sono maggiori limiti da tenere in considerazione. Se si approverà la rimodulazione, bisognerà anche comprenderne il come. Ciò consiste nel non superare di 4 volte il trattamento minimo di circa 2100 euro. La novità potrebbe piacere a quelli che rientrano negli aumenti, un po’ meno a chi sarà costretto a subire diminuzioni. Nonostante ciò, l’anno in arrivo è innovativo, e non si esclude la possibilità di ulteriori modifiche.