Pensioni minime a 1000 euro per tutti: quanto costerebbe la proposta di Forza Italia?

La campagna elettorale già iniziata necessità forse più di altre di clamore e proposte che mettano in evidenza il Partito rispetto all’uniformità e il conformismo dell’ultimo anno e mezzo.

Quello che ci aspetta sono proposte diverse che vadano a colpire i problemi relativi a lavoro, stipendio minimo e pensioni. Proprio quest’ultimo argomento è tra i preferiti di Forza Italia che promette una pensione minima di mille euro per tutti.

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Banconote, euro, soldi (fonte foto: Adobe Stock)

Prima delle elezioni del 25 settembre Berlusconi aveva già promesso qualcosa del genere. Durante il suo secondo governo promise di alzare a un milione di lire mensili tutte le pensioni. Quando le promesse dovevano essere tradotte in legge, ci furono limitazioni necessarie per non incorrere a costi eccessivi.

Oggi questo tipo di misura è forse ancora meno accessibile dato il maggiore deficit e il risicato margine dei conti pubblici. I dati Inps di quattro anni fa indicano che i beneficiari sono circa 2 milioni e 254 mila. Le pensioni pari o inferiori al minimo costituite da parti integrative alle prime sono circa 7,9 milioni.

Il motivo è che spesso a una pensione media o alta si vanno a sommare prestazioni di importo inferiori. L’importo minimo delle pensioni integrate nel 2022 è di 524 euro. Un rialzo al minimo di mille euro costituirebbe quindi un carico dello Stato che verso chi presta in particolari condizioni economiche, senza che necessariamente abbiano concorso i contributi versati. È il caso, per esempio, delle pensioni sociali o di cittadinanza.

Pensioni di mille euro al mese con 13 mensilità; il calcolo sulle pensioni assistenziali

Sebbene non sia facile calcolare il costo di una misura di questo tipo, si può considerare il numero delle pensioni assistenziali: circa 4.345 per un importo medio di 5.799 euro annui. Per arrivare a mille euro al mese con 13 mensilità come proposto da Forza Italia occorre un’integrazione di 7.201 euro annui per ciascuna prestazione, per una spesa totale di 31 miliardi. A questi vanno sommati i 25 che già si spendono per questo tipo di pensioni.

Per garantire minimi pensionistici tali si dovrebbero trovare risorse oggi impensabili da stanziare a lungo termine. Le pensioni sono come la sanità uno di quegli aspetti della spesa pubblica di cui nessuno si sente veramente responsabile e che per questo sono sempre più limitate all’essenziale.

La pensione media dei lavoratori dipendenti e autonomi

Garantire standard di vita adeguati anche a coloro che nel corso della carriera lavorativa non sono stati in grado di accumulare abbastanza contributi, non deve diventare un modo per disincentivare gli sforzi di chi ha lavorato e di chi lavora oggi per raggiungere questo risultato. Secondo i dati Inps oggi l’importo medio delle pensioni liquidate dal Fondo lavoratori dipendenti è pari a 1475,78 euro mensili. Per gli autonomi il valore cala a 1021,24 euro mensili.

Se si considerano invece tutte le prestazioni oltre le pensioni di vecchiaia l’importo medio è di 1213,31 euro per i lavoratori dipendenti e 952,08 euro per tutti i beneficiari comprese anche le prestazioni assistenziali. Non sembra al momento esserci un’emergenza per coloro che riescono a ottenere la pensione, oltre la media rimane il problema del reddito eccessivamente basso di chi riceve solo la pensione minima di natura assistenziale.

È importante ricordare che anche se Centrodestra dovesse vincere le elezioni, misure di questo tipo sarebbero ampiamente messe in discussione. Apparirebbero come un eccessivo squilibrio di spesa a tutto vantaggio di una minoranza della popolazione che considerate le spese ne potrebbe godere, ingiustamente, soltanto a tempo determinato.

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