C’è una novità che riguarda le pensioni Inps 2022, per le quali è stato previsto un abbassamento del requisito anagrafico di 5 mesi.
L’età pensionabile è aumentata, nel corso dei decenni, a causa di meccanismo inverosimile che prende in considerazione l’età media degli italiani. Di fatto, l’aumento delle aspettative di vita, in base ai dati forniti dall’ISTAT, ha influito sull’innalzamento del requisito anagrafico necessario per andare in pensione.
Per fortuna, però, una serie di riforme pensionistiche hanno previsto la possibilità di anticipare il ritiro dal lavoro per alcune categorie di lavoratori. In questo modo, si è permesso a milioni di italiani di godersi la meritata pensione, dopo anni di onorata carriera. Ma, c’è anche un altro obbiettivo legato al pensionamento anticipato che riguarda il ricambio generazionale.
Nel 2022 per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario aver versato 20 anni di contributi obbligatori ed essere in possesso di un requisito anagrafico di 67 anni. Quest’ultimo requisito è stato incrementato in seguito all’ennesimo adeguamento ISTAT, che ha spostato l’età pensionabile da 66 anni e 7 mesi a 67.
Purtroppo, il meccanismo dell’aspettativa di vita esiste da tempo. Introdotto nel 1996 con la riforma Dini, il sistema è stato ulteriormente inasprito alla riforma Fornero.
Tuttavia, esistono alcune categorie di lavoratori per i quali, l’incremento di 5 mesi sul requisito anagrafico, non ha prodotto effetti. È questo il caso delle pensioni anticipate, per le quali non è avvenuto l’aumento dell’età pensionabile.
Pensioni Inps 2022: chi può andare in pensione a 66 anni e 7 mesi di contributi
Il meccanismo del pensionamento anticipato prevede che alcune categorie di lavoratori possano ritirarsi prima dal lavoro, rinunciando a qualche centinaia di euro sull’assegno pensionistico. L’importo pieno sarà corrisposto quando il suddetto pensionato avrà raggiunto il requisito anagrafico di pensionamento ordinario.
Tuttavia, sia nel 2022 che nel 2023, alcune categoria di lavoratori avranno la possibilità di andare in pensione a 66 anni e 7 mesi d’età se hanno maturato 30 anni di versamenti contributivi.
Per poter sfruttare questa grande opportunità, che l’INPS offre a migliaia di lavoratori prossimi al pensionamento, occorre far parte di una delle categorie sottoposte a salvaguardia da parte delle ultime riforme.
Ci stiamo riferendo alle varie tipologie di pensionamenti anticiparti, come Ape sociale oppure Opzione Donna.
Dunque, per queste categoria di lavoratori l’età anagrafica di pensionamento resta fissato a 66 anni e 7 mesi di contributi. Tuttavia, a fronte di 5 mesi d’età in meno, corrispondono 10 anni contributivi in più, rispetto al pensionamento ordinario.
Ma, in questo modo, anche l’importo dell’assegno mensile ne gioverà. Infatti, 10 anni contributivi in più corrispondono ad un +33% sul valore della pensione.
In ogni caso, la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 66 anni e 7 mesi di contributi è ammessa per coloro che hanno trascorso 7 degli ultimi 10 anni oppure 6 degli ultimi 7 anni svolgendo mansioni considerate gravose dall’ordinamento giuridico in atto.
Le categorie svantaggiate, che consento di accedere alla cd Ape sociale, sono in tutto 15.