All’orizzonte nuovi tagli sulle pensioni, si ipotizzano ulteriori decurtazioni agli assegni per il prossimo anno. Varie sigle sindacali sul piede di guerra.
“Con molta probabilità la prossima legge di bilancio non prevederà alcun investimento reale per i giovani mentre si continueranno a penalizzare i pensionati”, è con queste parole che i rappresentati della Cgil hanno commentato le prime indiscrezioni sugli interventi del Governo per il 2025. A quanto pare, infatti, l’Esecutivo andrà a ritoccare nuovamente gli importi pensionistici, in particolare gli assegni superiori a quattro volte il minimo ovvero quelli che superano di poco la soglia di 1.650 euro netti al mese.
Finora il risparmio ricavato dai ‘ritocchi’ alla perequazione si è rivelato ingente, visto che nel 2023 sono stati recuperati più di tre miliardi e mezzo di euro e nel 2024 circa sei miliardi e ottocento milioni di euro. Per quanto riguarda la contabilizzazione della spesa pensionistica, invece, è ammontata rispettivamente a due miliardi e cento milioni di euro e a quattro miliardi di euro. Gli ‘incassi’ ipotizzati nel decennio che va dal 2023 al 2032, comunque, superano i sessantuno miliardi di euro.
Pensioni, ancora tagli dal Governo: l’entità delle decurtazioni
Tra il recupero ridotto dell’inflazione – messo in campo attraverso la legge di bilancio a dicembre dello scorso anno – e i nuovi tagli pianificati dal Governo per i prossimi mesi, le decurtazioni agli assegni pensionistici dovrebbero ammontare a circa undici miliardi di euro. “Il governo torna nuovamente a colpire le pensioni per fare cassa. Dopo aver peggiorato la legge Monti/Fornero con le ultime due leggi di bilancio, eliminando qualsiasi flessibilità in uscita, si profilano nuovi tagli per il 2025”, ha commentato Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil.
Con l’inflazione stimata all’uno e cinque per cento, e basandosi sui tagli avvenuti tra il 2023 e il 2024, nel 2025 un assegno pensionistico del valore netto di 1.732 euro subirà una decurtazione complessiva di 968 euro, uno del valore di 2.029 euro di 3.571 euro, uno da 2.337 euro di 4.487 euro e uno da 2.646 euro di 4.534 euro.
Calcolatrice alla mano, nell’arco di tempo in cui l’erogazione è effettiva si andranno a perdere dagli 8.772 ai 44.462 euro. Insomma, cifre non esattamente irrisorie ed è forse anche per questo motivo che i sindacati si stanno mobilitando; lo scenario è più preoccupante del previsto. Non resta altro da fare che attendere per capire se i rumor circolati verranno confermati.