Aumenti pensioni al limite della beffa e 3000 euro di arretrati in arrivo, quanto ancora devono aspettarsi i contribuenti?
La fine del 2024 e l’inizio del 2025 stanno diventando una barzelletta sul fronte previdenziale: la situazione sta sfiorando il paradosso. Prima si parla di migliorie, dopo si fa accenno ad una situazione di penuria con tanto di “condimento di disagio sociale”. Insomma, se ne dicono tante, ma qual è la situazione corrente vista da un’analisi concreta? Comprendere se le pensioni avranno aumenti o si parla di beffa: verità al vaglio.
Le pensioni sono fondamentali nella macchina burocratica italiana, e forse incarnano il maggior stallo del momento in questa fase storico-economica. Diciamo che tutto il sistema statale non è proprio al meglio della sua forma, e questo lo si evince dal fatto che la stagnazione abbonda, e con questa anche l’inflazione che fa aumentare i prezzi di qualsiasi cosa a dismisura. Quali sono le uniche condizioni che non aumentano? Salari e trattamento pensionistico!
Sembra assurdo, ma dopo aver parlato di soldi in più, si è trattato di parametri più rigidi che rendono ancora più complesso l’accesso all’istituto. Ancora, si sta trattando la questione dei 3000 euro di arretrati: arriveranno davvero? Se sì, a chi sono destinati?
Gli aumenti delle pensioni sono una beffa? A cosa servono i 3000 euro
Se la fine dell’anno e l’inizio del 2025 non sembrano così “magici”, ecco che è il corso di gennaio che può regalare una buona novella ai cittadini. Infatti, sarà proprio alla conclusione del mese che le migliorie potrebbero consolidarsi in maniera alquanto proficua. Quindi, ormai è accertato che la situazione è destinata a cambiare, ma occorre capire dove ci sono i piccoli aumenti, e chi può gestirli, nel senso di come trattare la questione dei 3000 euro degli arretrati.
Quali sono gli scenari in arrivo per i pensionati? Si è constatato un andamento altalenante, non ci sono dubbi, ma qual è il lieto fine, almeno per il termine di gennaio? Fatta l’analisi più concreta e solida possibile, si cerca di dare qualche risposta altrettanto valida in base ai dati che si posseggono. Le pensioni minime potranno avere dei piccoli aumenti. Ma non solo questo, perché verranno indicizzate ad un tasso di inflazione dello 0,8%
È quest’ultima la variabile che determina a sua volta l’andamento previdenziale. Si tratta di poca roba rispetto al 5,4% e all’8,1% del 2024 e ancora prima del 2023. Se si consolida quel poco di aumento, ci sarà il recupero avvenuto nei tagli precedenti. Appunto, i famosissimi arretrati non sono perduti. La questione è molto discussa e al centro di tensioni, e alla fine la tanto agognata rivalutazione non andrà oltre i 2 euro al mese, se non meno, sulle pensioni minime.
Il mancato versamento di conguagli, è stato anch’esso fonte di critiche. Parrebbe che la Corte Costituzionale voglia emettere la sentenza che potrebbe portato lo Stato a porre in essere i dovuti risarcimenti. Tutto dopo il ricorso di un lavoratore che è finito davanti i giudici della Consulta. Alla base del ricorso c’è il fatto che le pensioni più basse sono state aumentate del 5,4%, una misura piena rispetto il tasso di inflazione. Mentre le più alte sono state rivalutate al 4,59%, fino a scendere all’1,188% per quelle sopra 10 volte il trattamento minimo.
Quindi, succede che chi prende una pensione più alta subisce il trattamento inverso, cioè viene penalizzato. La Consulta dovrà pronunciarsi proprio in merito a questo meccanismo. Nel frattempo, si prospettano scenari in cui si realizzeranno tagli di rivalutazione con pensioni alta che non hanno ottenuto l’indicizzazione delineata finora. C’è stato chi ha perso 250 euro di pensione al mese. Se la Corte Costituzionale condannerà il Governo per risarcire, riprodurrà gli arretrati da recuperare.