Pensioni di reversibilità, adesso rientra anche chi era stato escluso e cifre maggiorate

Tante novità in materia di pensioni di reversibilità, scopriamo quali sono e cosa ha spiegato l’INPS in proposito. 

Oggigiorno, esistono diversi tipi di pensioni a cui si può ricorrere. Queste, naturalmente, oltre alla pensione che si ottiene una volta che ci si ritira, per sempre, dal mondo del lavoro.

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In Italia, abbiamo due tipi di pensioni, ossia quelle previdenziali, e quelle assistenziali. La pensione previdenziale si può ottenere se si sono versati i contributi durante la propria carriera lavorativa, mentre quelle assistenziali consistono in degli aiuti economici, e non hanno a che fare con i contributi versati.

Con questo meccanismo, si possono ottenere pensione di vecchiaia, se si ha almeno un minimo di contributi, ossia 20 anni, oppure pensione anticipata, se si sono versati contributi per 41 anni e 10 mesi per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

C’è poi, l’assegno di invalidità, assegnato a chi ha ridotte capacità lavorative dal 67% in su. Per quanto riguarda le pensioni assistenziali, ci sono pensione di invalidità civile, che va a chi ha invalidità e reddito basso, assegno sociale, se si hanno 67 anni e non si sono messi da parte contributi sufficienti per la pensione di vecchiaia. Oppure, per persone che hanno gravi problemi fisici, c’è l’indennità di accompagnamento.

Esiste, inoltre, un aiuto economico chiamato pensione di reversibilità, che va a coloro che perdono un marito o una moglie che prendevano la pensione e sono deceduti.

C’è poi la pensione indiretta, che invece è un aiuto per i familiari di un lavoratore che perde la vita, prima di riuscire a prendere la pensione. Per ottenere una di queste pensioni, ci si può rivolgere a un CAF o a un patronato.

Pensioni di reversibilità, tutte le novità da conoscere subito

In un messaggio dello scorso 22 gennaio, l’INPS ha spiegato che i contributi versati nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e nelle Gestioni Autonome, sono da considerare insieme.

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Per spiegarlo con maggiore chiarezza, significa che non ha importanza la gestione in cui sono versati e neppure il periodo. Quello che conta è che possono essere sommati. Quindi, coloro che vogliono ottenere un assegno ordinario di invalidità (contributo previdenziale di cui vi abbiamo parlato sopra) e pensione indiretta (di cui vi abbiamo parlato sempre sopra), possono tenere in considerazione questa regola.

Se si vogliono ottenere queste prestazioni, ci vogliono almeno 5 anni di versamenti di contributi complessivi. Inoltre, minimo 3 anni devono essere stati versati negli ultimi 5 anni prima di fare richiesta per l’assegno di invalidità, o prima della data in cui il lavoratore ha perso la vita, in caso di pensione indiretta.

In sostanza, con questo sistema, chi ha lavorato da dipendente o autonomo riesce ad avere più opportunità di ottenere i requisiti per la pensione richiesta. Per qualsiasi ulteriore chiarimenti, ci si può recare in un CAF/patronato.

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