Allarme pensioni di invalidità, mai successo prima d’ora. Chi la percepisce è preoccupatissimo, così la quotidianità diventerà un incubo
La pensione di invalidità è un trattamento assistenziale che l’INPS eroga per 13 mensilità a chi rispetta specifici requisiti. Innanzitutto, spetta ai sordomuti di almeno 18 anni di età, ai ciechi civili assoluti, ai mutilati e agli invalidi civili totali e parziali di almeno 18 anni di età; inoltre, ci sono anche dei requisiti reddituali da rispettare. Chiunque percepisca questa somma, però, deve prepararsi a una batosta: cosa sta succedendo.
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Con l’aumento del costo della vita, al quale tutti abbiamo assistito negli ultimi anni nella totale impossibilità di poter fare qualcosa per arginarlo, già nel lontano 2008 l’ANMIC ha promosso una raccolta firme per chiedere l’aumento anche della pensione di invalidità. A distanza di 17 anni da quella raccolta firme l’aumento è arrivato, ma non è nient’altro che una beffa: il punto della situazione.
Pensioni di invalidità, che beffa: un danno morale ed economico
Come abbiamo anticipato, nel 2025 aumentano le pensioni di invalidità ma, rispetto a quanto avevano chiesto i cittadini che le percepiscono, si tratta di un incremento davvero poco significativo, che suona quasi da presa in giro. Per gli invalidi civili parziali con indennità di frequenza, per quelli con il solo assegno di assistenza, quelli con sola pensione, per gli invalidi civili totali con pensione ed indennità di accompagnamento ed anche per quelli con la sola indennità di accompagnamento l’assegno nel 2025 ammonta a 336 euro. Nei casi di invalidità civile parziale il limite di reddito da rispettare è di 5771,35 euro, che sale a 19772,50 euro nel caso di invalidità civile totale.
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Un assegno da 336 euro al mese viene quindi considerato dagli invalidi civili parziali e totali come una vera e propria beffa, considerando i rincari sui prezzi dei beni di prima necessità ai quali tutti stiamo assistendo giorno dopo giorno. Questa somma, infatti, non è sufficiente neanche per la copertura delle spese basilari di sopravvivenza che, per chi ha una disabilità o un’invalidità, sono decisamente più alte di quelle che accomunano il resto della cittadinanza.
Per quanto, a partire dalla raccolta firme del 2008 in poi, i diversi governi che si sono succeduti abbiano spesso fatto promesse relative all’adeguamento delle pensioni di invalidità al trattamento minimo pensionistico, questo ad oggi resta una vera e propria utopia.