Pensioni, concorrenza e fisco, sono queste le tre incognite su cui il Governo Draghi dovrà mostrare la forza della maggioranza di governo.
La portata riformatrice della politica ha il fine di attingere a tutti i finanziamenti previsti dal PNRR fino a conclusione della legislatura.
Gli ostacoli maggiori si presentano in modo progressivo all’avvicinarsi delle nuove elezioni politiche previste per il 2023. A quel punto tutti i partiti oggi in parlamento dovranno rendere conto di quanto avvenuto negli ultimi cinque anni.
Sulle pensioni i cambiamenti si evidenziano nella fine di quota 100, che viene modificata togliendo alla lega uno dei suoi punti di forza. L’eliminazione sarà affiancata probabilmente da una certa flessibilità a condizione che non abbia alcun impatto sui conti pubblici, soprattutto in termini di equità intergenerazionale. La fermezza del governo sarà centrale per fare in modo che la riforma riduca la spesa a carico della fiscalità generale a integrazione dei contributi versati.
Montecitorio è alle prese con la guerra in Ucraina che unisce forse più delle risoluzioni alla crisi durante la pandemia. Nonostante questo, la maggioranza di governo rischia di cadere sulla riforma del catasto. Draghi propone una nuova mappatura del catasto per poi procedere a una valutazione fiscale degli immobili.
Ecco perché è sempre più vicina la caduta del governo
La Lega e il centrodestra sensibili a questi interessi, vorrebbero impedirla, compromettendo di conseguenza una parte dei fondi del Pnrr. Draghi fin dall’inizio del suo mandato ha accettato con la massima consapevolezza il rischio di guidare l’Italia in questo travagliato momento storico.
Altre proposte sembrano non poter incidere particolarmente sui destini economici del Paese, ma sembrano piuttosto il frutto di pretesti per accontentare la propria compagine elettorale. Questo dimostra quanto le difficoltà per questo governo siano lungi dall’essere superate, soprattutto dopo che l’emergenza sanitaria ha ridotto quasi completamente la sua forza unificatrice.
Concorrenza, un’occasione per mostrare la capacità riformista del governo Draghi
Per quanto riguarda la riforma sulla concorrenza, il punto più importante per potenziale della crescita economica e per il beneficio sui conti pubblici è quello che riguarda i servizi pubblici. Questi potrebbero essere privatizzati ed esposti a una concorrenza di mercato, incentivando il ricorso alle gare anche nel trasporto pubblico locale e regionale. Aprire realmente il settore dei servizi pubblici locali al mercato permetterebbe anche di incidere su circa 26 miliardi di euro erogati dagli enti locali alle società partecipate. Il settore a fronte di un servizio capillare, risulta tuttavia particolarmente antieconomico, con un ritorno di appena 3,5 miliardi. Una rivoluzione in senso concorrenziale che cerca di fare il paio con la riforma fiscale che ha abolito IRAP e ridotto le tasse per circa 30 milioni di cittadini.
Gli scaglioni sono infatti ridotti da cinque a quattro e le aliquote del secondo e terzo scaglione passano dal 27% al 25% e dal 38% al 35%. Sono stati ritoccati anche le detrazioni sui redditi di lavoro autonomo e quelli di pensione. Aumentano le detrazioni per i lavoratori dipendenti e saranno introdotte le micro detrazioni.