Ci sono delle novità pronte a turbare i cittadini, il tema pensioni con l’annessa ricezione dell’assegno mensile entrano ufficialmente nel 2025 con un velo di disperazione maggiore.
La disperazione è dei cittadini che devono fare i conti con la vita di tutti i giorni: non ne hanno le risorse per farvi fronte. La società contemporanea sta mettendo a dura prova l’arrivare a fine mese, e sapere che le pensioni con il dovuto assegno mensile annesso verranno tardate, è una stoccata che può fare la differenza. Bastano anche pochi giorni di slittamento, e la situazione peggiora a vista d’occhio. Chi sono i destinatari della terribile notizia?
Si spera che sia una piccola platea a dover subire il suddetto trattamento, ma le sorti si apprestano a diventare ancora più tragiche. La notizia è confermata ufficialmente, delle categorie di pensionati dovranno fare i conti con un periodo nero. Dovranno attingere ai risparmi?
A determinare delle grosse differenze sul piano economico, che poi si tramutano anche su quello sociale, sono proprio le tipologie di lavoratori in gioco. Infatti, con stessa contribuzione, ma situazione fiscale rientrante in scaglioni differenti, c’è chi avrà il peggio. Mentre altri potranno “rasserenarsi”, almeno per ora.
Adattare le pensioni al tasso d’inflazione sarebbe dovuta essere la soluzione principale, ma a quanto pare il Welfare State per quanto si pronunci nella direzione del benessere del cittadino, non ne ha le risorse per garantire ciò. Nello specifico, non si parla solo di tipologie di lavoratori, ma anche della modalità di accesso al trattamento previdenziale.
Assegno mensile per le pensioni in ritardo? Tempi di attesa in arrivo per loro
Cosa causa i maggiori tempi d’attesa? Probabilmente la sopracitata situazione: la penuria economica statale che non si contiene più. Una riforma pensionistica capace di accogliere i lavoratori senza drammi e facilmente, era la promessa dei Governi succedutisi, ma che ad oggi viene ancora una volta tradita. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è poi quella del ritardo esorbitante nel ricevere l’assegno mensile per le pensioni, il futuro non sarà garantito per molti.
Già in partenza sono in pochi a richiedere la seguente modalità di pensionamento, anche perché come sempre si tratta di una questione di “genere”. Sono le lavoratrici ad essere penalizzate, entra così in gioco con maggior fermezza una diseguaglianza sul piano economico e sociale sempre più forte e difficile da estirpare. Chi va in pensione con Opzione Donna dovrà fare i conti con un pericoloso ritardo. La misura che permette di pensionarsi in anticipo è destinataria della novità.
Ci sono differenze nette non solo tra lavoratori e lavoratrici, ma anche tra le stesse che rientrano in diverse categorie e profili lavorativi. Ogni settore ha le sue scadenze, a loro volta legate ai requisiti previsti. Diciamo che già nell’anno precedente si erano visti dei ritardi importanti. Basta ricordare che le dipendenti e le autonome non hanno visto pensioni e assegno mensile fino a febbraio. Ancora le stesse del pubblico, come poste e ferrovie, hanno visto i pagamenti nel momento di presentazione della domanda.
Quelle del comparto scuola hanno visto denaro in entrata solo a settembre, ed infine le lavoratrici della arti Afam hanno potuto contare della liquidazione solo da novembre. Di base questa tipologia di pensionamento necessita di situazioni di fragilità, come l’assistenza ad una persona con invalidità certificata con Legge 104, o un’invalidità civile del 74% almeno. Ancora aver subito un licenziamento improvviso da un’azienda in crisi. Infine, serve loro aver accumulato entro il 2023, 35 anni di contributi e 61 anni d’età.
Se ci sono figli si può scalare di anno in anno fino a giungere a 59 anni. Il punto è che non è una misura molto richiesta secondo i dati dell’INPS, poiché necessita della soddisfazione di requisiti troppo rigidi. Se dietro c’è una discriminazione di genere che si pone anche sul piano lavorativo, economico e sociale, è chiaro che è molto difficile riuscire ad averli tutti. Se poi si aggiunge la questione dei ritardi nei pagamenti, ecco che l’andazzo del 2025 non potrà che essere in nero.