Pensioni: arrivano 3 stangate per chi c’è già e per chi deve andarci

La notizia ha decisamente stravolto l’ordine delle cose, le 3 stangate per le pensioni sono un incubo.

I pensionati o gli aspiranti dovranno fare i conti con un contesto sempre più complesso. Non basta la crisi e la penuria di risorse statali, i cittadini devono avranno a che fare con qualcosa che non si era mai visto prima. La fine del 2024 e il preludio dell’anno nuovo sembravano essere più leggeri, ma arrivano le stangate che fanno lacrimare i contribuenti. Andare o no in pensione? Nemmeno lavorare conviene!

anziano triste con banconote euro
Pensioni: arrivano 3 stangate per chi c’è già e per chi deve andarci- Trading.it

Si è messi alle strette, perché restare nel mondo del lavoro è difficile, figuriamoci abbandonarlo con le dovute garanzie. Si tratta di una situazione amarissima da mandare giù, anche perché non bisogna dimenticare che le aspettative erano alte. Non si può andare in pensione sereni, né lavorare fino alla fine dei propri giorni: come possono muoversi i cittadini?

La crisi economica non cessa di danneggiare la società. I disordini internazionali gravano seppur indirettamente, sulle finanze dei nuclei familiari, e le fragilità si cronicizzano. Si parla di stangate al plurale, perché sono ben 3 le news che peggiorano un quadro che parte già svilito fin dalle prime battute.

Altro che pensioni facili, le stangate in arrivo sono pericolosissime!

Negatività a iosa, su questo non ci piove, ma esiste o no una possibilità di ripresa? C’è da analizzare cosa comportano queste stangate, perché probabilmente si parla di più soluzioni in gioco, o forse basta aspettare. Complici gli atti di maggioranza del Governo emanati nelle ultime settimane. C’è tempo per definire tutto, ma se le premesse sono queste, non si può certo ben sperare. La ragione?

anziano fissa orizzonte
Altro che pensioni facili, le stangate in arrivo sono pericolosissime!- Trading.it

Il fatto che si tratti di notizie spiacevoli parte dal fatto che c’è poco che possono fare i contribuenti. Perché la questione aggrava sia chi è in pensione, sia chi ci dovrà andare. Quindi, per la fine dell’anno e l’inizio del 2025 c’è un danno che continua a depotenziare le soddisfazioni della più larga platea di cittadini. Si tratta della variabile economica più temuta dai pensionati, e già citata tante volte. L’inflazione è la piaga sociale del momento, il tasso di pensionamento si adatta a questa, e quindi non può essere favorevole.

Chi è già in pensione dovrà tirare la cinghia, perché gli importi diminuiscono a dismisura. Attenzione, si è parlato di aumenti a partire da gennaio 2025, e questi ci saranno, ma non del valore sperato. L’ammontare sarà minore rispetto agli anni precedenti. Il rapporto di questa variabile con gli aspetti della vita e della concretezza è inversamente proporzionale, quindi significa che se aumenta, peggiora il resto. Al contrario, si hanno benefici.

Tutto è partito dalla pandemia, anche se ad oggi se ne conta un piccolo calo. Il 2024 sembra esser già stato un anno migliore rispetto ai precedenti. Infatti si prevede uno 0,8% contro il 5,4% del 2023 e peggio dell’8,1% nel 2022. A definire ciò è l’ISTAT, e il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha emesso con decreto ordinario le indicazioni che servono per gestire la situazione. Pochi euro in crescita, una perdita in partenza. Si tratta di una previsione, ma l’andazzo è questo.

Sempre per chi prende già la pensione non riceverà conguagli del 2024. Significa avere alla mano tassi provvisori in riferimento al costo della vita in una fotografia economica da gennaio a settembre che giustificano la mancanza del conguaglio. Quindi, le pensioni avranno come unico importo il solo e già menzionato 0,8%.

E per chi in pensione ci deve andare? Anche per loro, pensioni bassissime! Indipendentemente dalla misura, se anticipata o regolare, o ancora se con casse previdenziali specifiche, la condizione è questa. Il trattamento è minore rispetto a chi è andato in pensione nel 2024. È sempre un decreto a determinare ciò, ma di natura interministeriale del Ministero del Lavoro in concerto con quello dell’Economia. Si analizzano i coefficienti di trasformazione, molto meno vantaggiosi per l’anno in arrivo.

Entrano in gioco questi parametri che trasformano in pensione l’ammontare dei contributi versati da parte del lavoratore, e ad ogni biennio si aggiornano in relazione al tenore di vita della popolazione. Con questa situazione non avvantaggiano nessuno.

Gestione cookie