Sindacati attivati e pronti all’azione, le pensioni di questi lavoratori subiscono il taglio di un terzo: conseguenze catastrofiche?
Il tema delle pensioni è molto importante, soprattutto “scottante”. Se c’è un argomento che fa scuotere gli animi è proprio questo, specie perché contraddistinto da ingiustizie di un certo peso. Quello che ad oggi bisogna evidenziare è che i sindacati stanno facendo di tutto per farsi valere, ma questo settore nello specifico, è il più vessato: si attendono cambiamenti o solo negatività?
Emessa una petizione che contesta quanto accaduto, perché la situazione sta raggiungendo il limite più estremo. Parlare di crisi non è mai abbastanza, specie se davanti alcuni aumenti di stipendio, dall’altra ci sono situazioni che danneggiano un intero sistema. Precarietà e instabilità sono le parole da “incubo” per chi entra ed è attivo nel mondo del lavoro, ma anche per chi se ne vorrebbe uscire con serenità, ma non ci riesce per due ragioni.
La prima è quella che riguarda il fatto che le pensioni appaiono un sogno troppo lontano da raggiungere. Dall’altra, quella che attiene al fatto che seppur le si conquista, hanno gli importi di un’ammontare ridicolo. Come si fa a sopravvivere se l’inflazione fa aumentare il livello dei prezzi e di contro, stipendi e trattamenti previdenziali rimangono gli stessi? Ci sono altre contestazioni frutto del lavoro di questo sindacato.
Quali sono le pensioni con il taglio di un terzo? Aggiornamenti sindacali
Bisogna raggiungere 67 anni e mezzo per andare in pensione, e a volte questa categoria di lavoratori si spinge con fatica per raggiungere questa tappa. Non che si tratti di personalità che non amano il loro lavoro, ma ad un certo punto il sistema opprime così tanto che risulta davvero difficile riuscire a non farsi sovrastare. Specie quando l’età avanza e la forza fisica e mentale vengono meno. È corretto tenere per così tanto tempo dei lavoratori, e non assumere i giovani che rimangono precari?
Di che comparto si sta parlando? Di quello della scuola: fino al 2011 si andava in pensione con la Quota 96. Sembra un passato lontanissimo, ma invece è solo un decennio fa. La suddetta misura corrispondeva a 60 anni di età con 36 anni di contributi pagati e la presenza dell’assegno di quiescenza che corrispondeva quasi del tutto all’ultimo stipendio. Oggi invece bisogna averne 67,5 anni, e rischiare il limite del burnout. Senza dimenticare il taglio del 30% in busta paga.
Deludere il personale scolastico, svilendolo fino a questo punto è un gravissimo errore, perché significa andare a toccare dipendenti che si occupano del futuro delle generazioni. È una riforma che non giova in alcun modo. Infatti, l’Anief che è il sindacato per eccellenza del settore, ha predisposto la petizione sopra accennata a cui si chiede di aderire. Perché sono così preoccupati gli esponenti del sindacato? Poiché si teme che l‘età pensionabile si possa estendere a 70 anni!
La richiesta è quella di estendere anche a queste categorie la possibilità che hanno il personale militare e la polizia, cioè quella di ottenere l’anticipo pensionistico intorno ai 60 anni con il riscatto gratuito dei 4-5 anni di università. È assurdo che un insegnante debba pagare fino a 40 mila euro per far valorizzare gli anni di studio, invece gli ufficiali non pagano nulla, contesta Pacifico, il Presidente Nazionale dell’Anief.
Quindi, le richieste sono due: ridurre l’età del pensione e rendere il riscatto universitario gratuito. Sempre nel testo della petizione, si evince che secondo l’ultimo rapporto dell’ARAN il personale scolastico è sempre più vecchio, il più anziano d’Europa al 77,4%, e per la maggior parte di sesso femminile. Svecchiare il corpo docente è fondamentale, anche perché il GAP generazionale ne risente, e quelli che son colpiti sono gli studenti.