IMaggio e giugno mesi caldissimi per il lavoro e di conseguenza per le pensioni. Cosa succederà e cosa potrebbe cambiare.
Potrebbero esserci importanti novità sulle pensioni a partire da metà giugno e presto scopriremo il perché. Due date chiave che possono cambiare il Welfare.

In arrivo i referendum sul lavoro che potranno avere ripercussioni anche sul calcolo delle pensioni. Sono 30 anni circa che non si raggiunge il quorum necessario per rendere valido un referendum, l’Italia rispose presente solo nel lontano 1995 quando si votò a favore o contro la legge sulle televisioni, e nel 2011 quando si dava il proprio consenso all’abrogazione in tema di energia nucleare e legittimo impedimento dei membri del governo a partecipare ai processi: votò il 54,8% degli aventi diritto. Tutti gli altri referendum sono falliti.
Quest’anno i referendum sono stati voluti da +Europa e Cigl, ma le date le ha deciso il Governo, non senza polemiche. Si voterà i prossimi 8 e 9 giugno sui referendum per il lavoro e si tratta di un voto che, come spera la Cigl, potrebbe permettere a tutti un lavoro dignitoso e non precario e di conseguenza cambierebbe anche il sistema previdenziale.
Referendum 8-9 giugno 2025: cosa può cambiare per le pensioni
Ammesso che si riuscirà a raggiungere il quorum e che vengano abrogati i punti che vedremo fra poco, il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 può cambiare, e di molto, il welfare italiano, potranno beneficiarne i lavoratori e di conseguenza i pensionati, prossimi all’età minima o già beneficiari dell’assegno previdenziale. Per quanto riguarda le date scelte dal Governo, ci sono state polemiche in quanto combaceranno con le elezioni amministrative e i ballottaggi. C’è chi dice però che almeno in questo modo gli elettori saranno numerosi per il doppio voto, cosa che non sarebbe stata sicura con il solo referendum.

I quattro temi sui quali gli italiani saranno chiamati a votare riguardano:
l’abrogazione del decreto delegato attuativo del jobs act in materia di licenziamenti illegittimi; i contratti a termine;
la misura massima dell’indennità da licenziamento illegittimo;la responsabilità del committente.
Per quanto riguarda jobs act sui licenziamenti illegittimi, il quesito chiede ci cancellare le norme sui licenziamenti che permettono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziato in modo illegittimo, se è stato assunto dopo il 2015.
I contratti di lavoro a termine, si vota per decidere se abrogare o meno alcune norme che oggi permettono di stipulare contratti di lavoro a tempo determinato prorogandoli o rinnovandoli fino a un anno senza alcuna giustificazione, e, per quelli di durata superiore, sulla base di una giustificazione individuata dalle parti.
Per il quesito sulla misura massima dell’indennità da licenziamento illegittimo, pari a sei mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, si chiede se mantenerla o cancellarla per permettere al giudice di quantificare un ristoro equo con congruo effetto deterrente. Infine, il quesito sulla responsabilità dell’imprenditore committente riguarda l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro.
Ma cosa c’entrano le pensioni?
Il lavoro in Italia è collegato alla previdenza, sia in termini anagrafici che contributivi. Votando sì ai referendum della Cgil e fermando la precarietà rendendo stabile il lavoro, per la Cgil si prospetta un futuro più sicuro. Ed eliminando il lavoro precario con salari adeguati, si interviene automaticamente anche sulle pensioni che saranno calcolate solo con sistema contributivo.