Esistono alternative alla Naspi. Le istituzioni ne mettono a disposizione alcune, andando incontro alle esigenze di chi si trova in difficoltà.
Tra gli strumenti di supporto economico più conosciuti per chiunque si ritrovi senza lavoro in modo involontario c’è senza dubbio la Naspi, ammortizzatore sociale erogato direttamente dall’INPS. Questo tipo di sostegno va a coprire metà delle settimane lavorate dall’inoccupato negli ultimi quattro anni e si esaurisce dopo il periodo di copertura – la durata è limitata nel tempo. Come molti ben ricorderanno, in passato esistevano dei contributi aggiuntivi che andavano a estendere il sostegno e che oggi sono meno accessibili.
In realtà, rispettando precisi requisiti determinati nelle normative, si può ottenere più di qualche bonus. Non è da escludere a priori, ad esempio, l’accesso agevolato alla pensione una volta terminata la Naspi. Perdere il lavoro superata la soglia dei sessant’anni è uno degli scenari sicuramente più complicati da affrontare, sia dal punto di vista professionale che da quello personale, visto che le offerte di assunzione scarseggiano e altrettanto minima è la proposta di ammortizzatori sociali. Tuttavia, rimane uno spiraglio per chi si ritrovi in questa particolare situazione.
La soluzione più a portata di mano per chi si dovesse ritrovare senza lavoro dopo i sessant’anni è certamente quella di trovare un nuovo impiego, anche se a tempo determinato, così da poter accedere nuovamente all’indennità di disoccupazione e, di conseguenza, avvicinarsi all’età pensionabile. In concreto però si tratta di un’ipotesi remota visto che molti disoccupati in quella fascia di età non riescono a rientrare nel mondo del lavoro. Le alternative esistono ma forse non tutti ne sono a conoscenza.
La prima è l’Assegno di inclusione, che è stato introdotto dal Governo in sostituzione del Reddito di Cittadinanza; possono accedere al contributo i cittadini che presentino un ISEE inferiore alla soglia dei 9.360 euro e un reddito personale di massimo 6.000 euro – dettaglio che, probabilmente, esclude chi ha perso il lavoro da poco o ha beneficiato della Naspi in tempi recenti. Poi i percorsi pensionistici agevolati, destinati ha chi ha almeno 62 anni e 41 anni di contributi: è la pensione con quota 103.
Infine, da prendere in considerazione pure l’Ape Sociale che è disponibile per chi ha almeno 63 anni e 30 anni di contributi – nonostante nel 2024 i sessantaduenni non abbiano potuto accedere al sostegno economico.
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