Ci sono novità per quanto riguarda la pensione di reversibilità. Le cifre delle fasce di reddito sono state aggiornate: ecco quali sono i dettagli da conoscere.
Quando si parla di pensione di reversibilità ci si riferisce a quel trattamento pensionistico che l’INPS riconosce ai familiari superstiti di un pensionato venuto a mancare. Parliamo di un assegno che a tutti gli effetti è un trattamento previdenziale ed è soggetto a rivalutazione ogni anno, così da mantenere il potere di acquisto inalterato.
La Legge 8 agosto 1995, n. 335 della Riforma Dini prevede l’importo della pensione strettamente correlato alla situazione economica del superstite. Per questo motivo, ogni anni i limiti di reddito personale per poter ottenere il trattamento pensionistico sono soggetti a cambiamenti. Una percentuale che varia anche in base alla parentela del pensionato defunto: il coniuge ottiene il 60%; al figlio unico minorenne spetta il 70%; in caso di due figli è riconosciuto l’80%, in assenza del coniuge; se ci sono tre o più figli toccherà una pensione pari al 100%.
È bene sottolineare che la rivalutazione della pensione di reversibilità nel 2025 saranno minori rispetti a quanto visto negli ultimi due anni. Se nel 2023 e 2024 la percentuale di aumento era stata rispettivamente dell’,8,1% e del 5,4%, quest’anno il tasso di rivalutazione sarà dello 0,8%, come stabilito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze lo scorso 15 dicembre 2024.
A ciò bisogna aggiungere che l’indicizzazione delle pensioni per adeguarsi al livello di inflazione verrà fatto nel 2025 in base allo schema attualmente in vigore, che è organizzato su tre fasce di reddito che si possono riassumere facilmente in questo modo: le pensioni fino a 2.394 euro lordi al mese (fino a quattro volte il minimo INPS) si rivalutano al 100%, quindi dello 0,8%.
Le pensioni fino a 2.993 euro lordi al mese (fino a quattro e cinque volte il minimo INPS) si rivalutano al 90% del tasso, quindi ci sarà un aumento dello 0,72%. Un po’ più basso ancora per le pensioni oltre i 2.993 euro lordi al mese (al di sopra delle cinque volte il minimo INPS) che si rivalutano al 75%, ovvero un aumento dello 0,6%.
Per fare un esempio pratico, possiamo sottolineare che una pensione di 1000 euro passa a 1008 euro con la rivalutazione dello 0,8%. Una pensione di 2000 euro sarà di 2.016 euro al mese. Mentre una pensione di 3000 euro al mese passerà a 3023,51. Questo tenendo conto degli aggiornamenti sul trattamento pensionistico dal 1° gennaio 2025.
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