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Pensione 2023, tema Quota 41: il punto e la situazione, come funzionerebbe

Tiene banco il tema Pensione e riforma, mentre si torna a parlare di Quota 41: cosa prevede, la situazione e dettagli al riguardo

Desta attenzione il tema pensione e si torna a parlare di Quota 41, ma sarebbe possibile e come funzionerebbe? Intanto, a meno di interventi, vi sarebbe il ritorno della riforma Fornero. La situazione, il punto e dettagli al riguardo.

fonte foto:adobestock

Tra gli obiettivi maggiormente condivisi da coloro che sono seduti al tavolo della riforma, spiega Today.it, vi sarebbe proprio Quota 41, di cui si torna a parlare e che potrebbe favorire il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Tuttavia, si legge che un aspetto è la teoria, altra cosa è la pratica.

Come noto, il tavolo tra governo e sindacati è bloccato da tempo, e tra poco più di 3mesi dovranno esser gettate le basi per la manovra autunnale la quale disegnerà l’aspetto previdenziale nel Paese per l’anno prossimo. Al 31 dicembre scadrà Quota 42 e in merito alla riforma, qualora non intervenissero  nuove misure o una ipotetica proroga, dal 1°gennaio sarà automatico il ritorno in versione integrale alla legge Fornero.

Lega e sindacati, viene spiegato, spingono su Quota 41, dunque la possibilità di uscire dal lavoro una volta raggiunto il 41° anno di contribuzione, al di là dell’età anagrafica.

Today.it spiega che Salvini ha affermato che l’obiettivo del Carroccio è evitare il ritiro alla “Fornero“, le voci a cui prestare attenzione sulle pensioni sono quelle del responsabile Lavoro della Lega, Durigon, e del sottosegretario al Lavoro, Nisini, i quali insistono proprio su Quota 41. Sbarra, leader Cisl, invoca più flessibilità in uscita, così da permettere ad ogni persona di “uscire liberamente dopo 41 anni di contributi o raggiunti i 62 anni di età. Anche questa, soprattutto questa, è sostenibilità”, mentre sollecita il governo a modificare la legge Fornero e avverte che “Non accetteremo supinamente uno scalone di 5 anni”.”

Come detto, dal 1°gennaio dell’anno prossimo, a meno di interventi circa la previdenza, vi sarà il ritorno alla riforma Fornero, con uscita dal lavoro a 67anni. La media europea è di 63. Cgil, Cisl e Uil, unite su tal punto, invocano la riapertura del tavolo e sottolineano la propria proposta, ovvero uscire a 62 anni oppure con 41anni di contributi. Nei mesi precedenti il governo si è dichiarato favolare ad apportare alcuni ritocchi ma restando nel solco del metodo di calcolo contributivo, senza aggravio di costi.

Pensione, Quota 41 è possibile?

Attenzione alta sul tema pensione, come nel caso del cedolino online di giugno: come e dove controllare importi ed eventuali aumenti e trattenute, le date e occhio alle prossime novità.

Sul tema in oggetto, si legge su Today.it circa l’ipotesi che Quota 41 possa essere la soluzione giusta per sostituire Quota 102, viene spiegato che si tratterebbe di una ipotesi di riforma abbastanza onerosa. Al riguardo, dati e studi aggiornati non ve ne esodo, tuttavia stato alla relazione annuale 2020 di INPS, veniva stimato un impatto sui conti di 4.3 miliardi il 1° anno, per raggiungere 9,2 miliardi dopo 10 anni.

Diverso e minore quanto ipotizzato dall’Osservatorio sulla Previdenza della Cgil e della Fondazione Di Vittorio: in basi a tali stime, il costo sarebbe stato di 1miliardo e 242milioni per il 2022, 1miliardo e 292milioni nel 2023, per poi calare negli anni seguenti. Nel 2024 Quota 41 costerebbe 1miliardo e 115milioni, nel 2025 975milioni, 851 nel 2026.

Today.it spiega che nell’analisi era stimato il costo dell’intervento, considerando anche l’esperienza di Quota 100 che stando al sindacato aveva dimostrato che in un sistema misto, non tutti quelli che possono aver accesso al pensionamento anticipato, decidono in tal senso. Ciò, per la Cgil, accadrebbe sempre più negli anni a venire essendo il sistema contributivo più incentivante alla permanenza al lavoro.

Come spiegato da Cigna, responsabile Previdenza pubblica CGIL nazionale, l’analisi stima i costi dell’accesso alla pensione con 41 anni di contributi dal primo gennaio2022, considerando soltanto “quelli derivanti della quota retributiva, unica componente che può essere considerata come un costo aggiuntivo, visto che la parte contributiva sarebbe solo un’anticipazione di spesa”

Occorre riflettere su “dati di spesa più realistici, spiega Ghiselli, segretario confederale CGIL nazionale, considerando che negli ultimi anni le previsioni di altre misure previdenziali, come la norma sugli usuranti, le salvaguardie, opzione donna, Ape e precoci e da ultimo Quota 100, hanno sempre fatto registrare un livello di spesa notevolmente inferiore a quello preventivato”.

Vi sono anche critiche, come nel caso di ValerioFederico, segreteria di +Europa, che in merito alle parole di Salvini su pensioni e sulla linea del governo Draghi “che ha mandato in soffitta quota 100, oltre 11 miliardi di euro per non produrre un posto di lavoro in più e per pesare sugli under 34, la popolazione che più si è impoverita negli ultimi 20 anni.”

In merito al blocco Salvini-Landini, aggiunge che l’introduzione della flessibilità in uscita va “legata al ricalcolo contributivo” e dunque “facendola pagare a chi opterà per andare prima in pensione rispetto ai contributi versati, non a tutti i contribuenti”.

Inoltre, si legge ancora su Today.it, questi aggiunge che tutte le misure non finalizzate “a ridurre la spesa a carico della fiscalità generale a integrazione dei contributi versati dai lavoratori” e non volte alla riduzione del “divario tra la retribuzione media dei lavoratori e l’importo medio delle pensioni – conclude – corrisponde a un attentato ai diritti dei giovani”.

Pensione, ipotesi “due quote” di Tridico

Today.it nell’approfondimento menziona anche il piano Tridico, tra le varie opzioni inerenti la riforma. Una proposta di erogazione a chi lascia il lavoro a 63-64anni solo della parte contributiva dell’assegno maturata sino a quel momento, con il pagamento della quota retributiva una vota raggiunti 67 anni, requisito anagrafico fissato dalla Fornero.

Un piano sostenibile per le casse dello stato, che secondo Tridico circa tale tipo di anticipo, questo avrebbe un costo di 400milioni di € all’anno, una spesa minore di Quota 41. In generale, il piano delle 2 quote porta un principio di equità su cui potrebbe esserci una convergenza. Tuttavia si legge che tale piano affronta particolarmente il punto della flessibilità in uscita, non avendo le caratteristiche di una riforma previdenziale strutturale e che affronti i diversi problemi che una legge di tale rilevanza necessita.

Dario Quattro

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