A quanto può ammontare una pensione se si ha uno stipendio medio tra 1000 e 2200€ netti: calcoli, casi, chiarimenti e alcuni dettagli
Tanti e diversi gli elementi e i temi che a vario livello hanno a che fare con l’economia, che destano attenzione e interesse generale, come nel caso di chi volesse ad esempio sapere a quanto potrebbe ammontare e quanto si potrebbe prendere di pensione con uno stipendio medio percepito tra 1000 e 2200 euro netti. I dettagli, i casi e chiarimenti al riguardo di seguito.
A parlarne nel proprio approfondimento è Business Online che si sofferma proprio su tale analisi, andando ad approfondire le leggi in vigore circa il calcolo della pensione finale, cosa seguire, e le regole riguardanti il sistema retributivo, contributivo e misto.
A tal riguardo si legge che l’importo della pensione finale dipende non soltanto da aspetti come il sistema di calcolo da impiegare inerente i versamenti contributivi dei lavoratori, ma anche da altri e diversi aspetti come la rivalutazione automatica delle pensioni, o ancora i coefficienti di trasformazione, il tasso di sostituzione.
Vari sono dunque gli elementi da considerare e da tenere a mente, di seguito alcuni dettagli in tal senso.
Tanti e diversi gli aspetti che catturano l’attenzione, quando si parla di pensione, si pensi ad esempio al pensionamento anticipato lavori usuranti, con scadenza, domanda, requisiti, documentazione ed aspetti da sapere, oppure ancora, ad esempio, a quali sono le novità da approfondire circa le pensioni di reversibilità.
Vari dunque gli aspetti che hanno a che fare con tale questione e che possono essere fonte di interesse, per quel che concerne il tema in oggetto, ai fini del calcolo di quanto si potrebbe prendere di pensione con uno stipendio medio tra 1000 e 2200 euro netti, businessonline.it spiega il calcolo va fatto con sistema retributivo per chi ha versato i contributi in data precedente del 31 dicembre 1995 e basato sugli stipendi degli ultimi 5 anni lavorativi.
Con sistema contributivo, considerando solo e soltanto i contributi effettivamente versati durante la propria vita lavorativa, con sistema misto, ovvero una combinazione dei due sistemi retributivo e contributivo. Qui, alcuni aspetti generali che possono essere oggetto di interesse.
Business Online spiega che vanno poi considerati diversi elementi che concorrono al calcolo dell’importo finale della pensione, a cominciare dal montante contributivo, ovvero i contributi che sono accumulati da chi lavora durante la vita lavorativa, ai coefficienti di trasformazione della pensione, valori percentuali stabiliti dalla legge che, quando si presenta la domanda di pensionamento e a seconda dell’età e dei contributi versati, consentono il calcolo dell’importo annuo lordo della pensione finale, a rivalutazione della pensione.
Per quel che riguarda i coefficienti di trasformazione, viene fatta una precisazione, ovvero che valgono, si legge, solo per le pensioni o quote di pensione determinate con il sistema contributivo.
Rispetto al calcolo della pensione con sistema misto o retributivo per lavoratori in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995 che calcolano la pensione con sistema contributivo, tali coefficienti hanno valore solo rispetto le anzianità maturate dopo il 1° gennaio 2012, si legge, (se in possesso di almeno diciotto anni di contributi al 31 dicembre 1995), oppure al 1° gennaio 1996. Questi inoltre valgono per la pensione con opzione donna.
Quali sono i coefficienti di trasformazione da considerare circa la pensione? A riportarli è Business Online, e si legge:
Per chi va in pensione a 57 anni: 4,186%; 58 anni – 4,289%; 59anni – 4,399%; 60anni – 4,515%; 61anni – 4,639%; 62anni – 4,770%; 63anni – 4,910%; 64anni – 5,083%; 65anni – 5,220%; 66anni – 5,391%; 67anni – 5,575%; 68anni – 5,722%; 69anni – 5,985%; 70anni – 6,15%; 71anni – 6,466%.
Ad essere preso in esame deve essere poi anche il tasso di sostituzione, ovvero il rapporto in termini percentuali che vi è tra l’importo del primo rateo pensionistico e l’ultimo stipendio che è stato percepito prima del pensionamento, che consente la stima di quanto varierà il reddito tra stipendio e pensione, e anche i tassi cambiano a seconda di vari fattori e non sono i medesimi per tutti.
Si legge, al riguardo, che il tema in oggetto cambia a seconda di fattori come: età; tipologia di lavoro svolto, se dipendente o autonomo; anni di contributi e periodi in cui questi sono stati versati; carriera lavorativa; andamento Pil; inflazione.
All’importo di pensione che si è ottenuto, viene spiegato da Business Online, va poi applicato la rivalutazione pensione, la quale adegua gli assegni della pensione al costo della vita in base all’incide del prezzo al consumo Istat aumentano l’importo della pensione finale.
Restando sul tema in questione, e volendo porre un esempio, Business Online spiega che qualora si prende il caso di un lavoratore dipendente il quale va in pensione di vecchiaia ad una età di 67 anni e con uno stipendio di 1000 euro netti al mese, questi dovrebbe ricevere, secondo i passaggi da tenere in considerazione, all’incirca ottocento euro al mese.
Qualora lo stipendio netto fosse di euro 1400, la pensione finale che si andrebbe a prendere si aggirerebbe sui 1200-1300€ al mese.
Qualora si consideri un lavoratore dipendente che giunge alla pensione di vecchiaia ordinaria a sessantasette anni di età e con almeno vent’anni di contributi, e il quale riceve uno studio netto al mese di 1800€ per 12 mensilità, quindi 21.600 annui, facendo il calcolo solo con sistema contributivo, la pensione sarebbe all’incirca di 18 mila euro annui per 1500 euro all’incirca ogni mese.
Con stipendio netto tra 2000 e 2200 al mese, si potrebbe arrivare ad un importo di pensione finale tra 1800 e 2000 al mese. Si legge che, in via generale, sarebbe possibile dire che chi oggi ha uno stipendio medio che va tra i 1000 e i 2220€ al mese, circa la pensione finale, l’importo (in generale) sarebbe tra 800 e 2000 al mese all’incirca.
Tuttavia, bisogna sottolineare che gli importi in questione possono cambiare molto a seconda dei vari elementi legati.
Un fattore importante che ha un peso sugli importi è rappresentato dalla forma pensionistica con cui si esce; Businessonline.it spiega che i calcoli riportati a titolo di esempio fanno riferimento, infatti, a lavoratori con stipendi netti tra 1000 e 2200€ al mese che giungono alla pensione di vecchiaia ordinaria. Tuttavia c’è chi ad esempio esce con pensione anticipata, con quota 100 e così via. Dunque, possono esserci tagli sull’assegno finale a causa dei minori contributi da considerare in relazione al calcolo pensione finale, oppure con opzione donna, e anche in questa casistica vi sono delle riduzioni circa gli importi della pensione finale che si andrebbe a percepire.
Qualora, volendo fare un esempio, si legge ancora su Business Online, una lavoratrice scegliesse di andare in pensione prima mediante opzione donna 2022, a 58 anni di età e con almeno 35 anni di contributi maturati alla data del 31 dicembre 2021, facendo i calcoli della pensione finale con sistema contributivo, qualora percepisse uno stipendio di 1600€ circa, con pensione di vecchiaia ordinaria otterrebbe all’incirca 1400€, mentre con opzione donna la riduzione potrebbe essere pari al 20% sull’assegno finale, con importo finale di circa 1.120€.
Ad ogni modo ed al di là di tutto, è bene ed opportuno che ciascuno si informi e approfondisca i temi in questione mediante un confronto con esperti del campo e professionisti del settore, tanto in generale quanto rispetto alla propria eventuale situazione personale, così da chiarire ogni evitale dubbio, e conoscere gli aspetti importanti da sapere al riguardo.
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