Pensione precoci, occhio ai dettagli: non sempre è una mossa vincente

Un’occasione per alcuni, un rischio beffa per altri. Specie quando l’anticipo di pensione ordinario combacia. A cosa fare attenzione con il trattamento precoci.

Ritrovarsi ad avere il dubbio su quale sia la strada migliore per la propria pensione è un dato positivo. Significherebbe aver avuto una carriera lavorativa tale da concedere, raggiunta l’età giusta, un trattamento adeguato per il resto della propria vita.

Pensione anticipo
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Occhio però alle macchie d’olio. Non sempre, infatti, è possibile conciliare situazioni diverse in un’unica soluzione. Il diritto a un trattamento piuttosto che a un altro rappresenta uno dei dubbi più frequenti per quel che riguarda le pensioni. Specie in presenza di una contribuzione tale da far maturare il diritto al cosiddetto pensionamento precoce, ossia in anticipo rispetto ai tempi ordinari della pensione di vecchiaia. Addirittura, in caso di particolari decorrenze, per il lavoratore si presenterebbe sia il diritto all’anticipo che alla pensione ordinaria. Nel caso delle lavoratrici, per il momento, la contribuzione resta fissata a 41 anni e 10 mesi, secondo quanto previsto dalla Legge Fornero. Chiunque abbia già maturato tali condizioni a un’età anagrafica inferiore a quella prevista dall’assegno ordinario, potrebbe comunque presentare la propria domanda. Tuttavia, vi sarebbe anche la possibilità di procedere con la cosiddetta pensione precoci.

Una richiesta legittima ma subordinata ad alcune procedure specifiche. Innanzitutto una richiesta apposita e, in secondo luogo, un esito da attendere prima di poter incassare il proprio assegno. Una differenza apparentemente piccola ma sostanziale. Inoltrare domanda per l’anticipo ordinario, ossia il trattamento destinato a coloro che hanno maturato i giusti requisiti prima dell’età anagrafica, significherebbe ricevere l’assegno già dal primo mese successivo a quello di presentazione. Diverso il discorso per la pensione precoci che non potrà prescindere dalla scadenza dell’1 marzo rispetto all’anno in cui i requisiti vengono maturati. Addirittura peggio per le domande tardive, che non saranno valutate se inviate dopo il 30 novembre.

Pensione precoci, attenzione alle date e non solo: come si calcola l’assegno

Per quel che riguarda la pensione precoci, le date sono fondamentali. L’esito per le tardive arriverà entro il 31 dicembre, allungando quindi i tempi di attesa per l’ottenimento del via libera all’assegno. Un problema sostanziale, tuttavia, riguarderebbe le risorse a disposizione. Fermo restando il punto chiave dell’1 marzo, per tutte le richieste successive l’accettazione sarebbe subordinata al residuo delle risorse finanziarie. Qualora fossero esaurite o in via d’esaurimento, quindi non sufficienti a coprire l’intero blocco delle domande, il rischio che l’istanza venga respinta sarebbe più che concreto.

Sarà in ogni caso l’Inps a comunicare l’esito delle domande e, di rimando, la concessione di una pensione vera e propria. Il rischio sarebbe quindi doppio: da un lato la possibilità di vedere i tempi dilazionati anche di diversi mesi rispetto all’anticipo ordinario, dall’altro quella di non riuscire nemmeno a ottenere l’agognato assegno. A quel punto, la precocità diventerebbe una beffa, almeno per chi non può accedere all’anticipo ordinario.

Detto questo, il cumulo dei contributi andrà comunque applicato, sia in un caso che nell’altro. In questo modo, infatti, sarà possibile sommare i periodi contributivi presso le varie gestioni, con applicazione pro quota del calcolo previsto da ognuno degli enti previdenziali. Per chi fa parte del sistema misto, l’applicazione del retributivo facente riferimento ai contributi versati in data precedente al 1996 (e fino al 31/12/2011) sarà necessario averne maturati almeno 18 (di anni) entro il 31 dicembre 1995. La convenienza c’è ma le condizioni pure. Occhio sempre ai dettagli.

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