Il Governo è propensa a lanciare una pensione “Opzione per tutti” con il sistema contributivo, una possibilità o un salasso per i lavoratori?
La strada del Governo sembra orientata verso una pensione per tutti ma calcolata con il sistema contributivo, come la pensione anticipata Opzione Donna. È bene precisare che la pensione anticipata Opzione Donna è una misura considerata penalizzante perché comporta un riduzione dell’assegno pensionistico dal 25 al 30% rispetto all’ultimo stipendio percepito. L’Opzione per tutti secondo una simulazione di smileeconomy porterebbe una assegno più basso dal 20 al 27%. Ma cerchiamo di capire in cosa consiste questa nuova misura proposta dal Governo.
Ribattezzata “Opzione per tutti” questa misura proposta dal Governo riporta al nuovo contributivo puro appoggiato dal premier Mario Draghi. Permetterebbe di anticipare l’uscita dal lavoro sacrificando una parte dell’assegno contributivo. Pensione Opzione Donna dal 2022 aumenta la penalizzazione: meno soldi e più anni
Ricordiamo che per il 2022 si prevede la cosiddetta Quota 102 con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Una misura valida solo per il 2022 per poi lasciare spazio alla vera riforma pensione. Al momento il dibattito è ancora aperto e la misura finché non sarà approvata in Senato, potrà subire dei cambiamenti.
Il sistema del contributivo puro, già in vigore per Opzione Donna e previsto per la nuova proposta Opzione per tutti, prevede un ricalcolo dell’assegno solo sulla base di contributi effettivamente versati. Quindi, non considera gli anni di contributi versati secondo il sistema retributivo (prima del 1996), ma sarebbero calcolati tutti con il sistema contributivo. Inoltre, il sistema contributivo elimina dal calcolo i contributi figurativi accreditati dall’INPS per la disoccupazione indennizzata e la malattia.
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La simulazione spiega cosa accadrebbe alla classe dei lavoratori nati nel 1959 con un reddito percepito mensilmente di 1.500 euro netti. La simulazione esamina tre casi in cui i lavoratori compiono 63 anni nel 2022 e con l’Opzione per tutti uscirebbe quattro anni prima dell’età pensionabile a 67 anni.
L’esame si basa esaminando il caso di un lavoratore che si trova nella situazione di passaggio delle varie normative. In effetti esamina il caso di un lavoratore con 62 anni e 37 anni di contributi, ma non riesce ad accedere alla Quota 100 perché termina nel 2021 e nel 2022 parte la Quota 102 con 64 anni e 38 anni di contributi. Ipotizzando che, Opzione per tutti entrerebbe in vigore i primi mesi del 2022, il lavoratore ha la possibilità di lasciare il lavoro con questa misura fin da subito. Però, l’assegno pensionistico subirebbe una decurtazione di circa il 21%, che in termini di soldi si traduce nel modo seguente:
a) con la pensione di vecchiaia a 67 anni, il lavoratore percepirebbe un assegno di 1.181 euro al mese;
b) con l’ Opzione per tutti, il lavoratore percepirebbe un assegno di 934 euro al mese.
Il secondo esempio riguarda il caso di un lavoratore che ha 63 anni di età e 35 anni di contributi, che se decide di uscire dal lavoro con Opzione per tutti, perderebbe circa il 20% dell’assegno pensionistico, che in termini di soldi si traduce in :
a) con la pensione di vecchiaia percepirebbe un assegno di 1.094 euro al mese;
b) con l’Opzione per tutti, percepirebbe un assegno di 872 euro al mese.
Il terzo caso esaminato prende ad esempio un lavoratore che ha il requisito contributivo richiesto per la pensione di vecchiaia, quindi, solo 20 anni di contributi, di cui 10 anni nel retributivo e 10 anni dal 1996 in poi. Quindi, il lavoratore con l’età di 63 anni decidesse di accedere a questa misura con 20 anni di contributi perderebbe circa il 27%. Con la pensione di vecchiaia percepirebbe 794 euro, mentre con Opzione tutto l’assegno ammonterebbe a 579 euro al mese.
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