Cos’è la pensione minima, come funziona, chi ne ha diritto, quanto è, importi e cosa c’è da sapere: i dettagli di seguito al riguardo
Sono tante e diverse le domande che riguardano la pensione minima, un argomento importante da approfondire su diversi punti, da cosa spetta a chi ha un assegno minore di tale soglia sino a come farla per chiedere e altro ancora: di seguito, i dettagli a tal riguardo.
Per pensione minima in Italia ci si riferisce alla soglia sotto di cui il titolare di trattamenti previdenziali ha diritto ad una integrazione della stessa. A spiegarlo è Money.it il quale sottolinea che nel Paese non vi è un vero e proprio importo minimo di pensione, poiché potrebbe accadere che dopo il calcolo ne esca un assegno di poche centinaia di €.
Qualora però si tratta di un assegno pensionistico con una cifra molto bassa, può esserci la possibilità di beneficiare dell’integrazione, come detto, sino ad arrivare alle cifre della pensione minima.
Non è, viene spiegato, proprio corretto parlare propriamente di pensione minima in Italia poiché anzitutto l’importo della pensione dipende solo dalle regole di calcolo decise del legislatore, le quali cambiano in virtù del regime di appartenenza. Non vi sono soglie limite sotto cui l’importo delle pensioni non può stare.
Inoltre, anche poiché lo strumento che integra la pensione sino ad un certo minimo non riguarda tutti, e Money.it spiega che nello specifico esclude coloro che hanno la pensione calcolata interamente con regime contributivo, ovvero chi ha un’anzianità contributiva successiva alla data del primo gennaio 1996, che aumentano con il trascorrere degli anni.
Questi, alcuni dettagli in generale, ma come si potrebbe aumentare la pensione sino al minimo fissato dalla legge? Di seguito alcuni approfondimenti in tal senso.
Sono vari gli aspetti e gli elementi che possono destare curiosità e che possono suscitare attenzione, in generale, quando si parla di pensione a vario livello. C’è ad esempio chi vorrebbe sapere a quanto ammonterebbe una pensione con stipendio medio netto tra 1000 e 2200€, oppure ancora cosa c’è da sapere, le novità e i dettagli per quanto riguarda pensione e reversibilità.
Rispetto al tema in oggetto, come viene approfondito da Money.it, la pensione minima dunque è la soglia di riferimento per quel che concerne il calcolo dell’integrazione al trattamento minimo. Come stabilisce l’art.6 della legge 638/1983, chi ha una pensione minore di un certo importo, ed è al di sotto di un determinato livello di reddito, ha diritto ad una integrazione.
Quest’ultima potrà essere piena, in modo da far arrivare la pensione percepita al minimo vitale, o parziale, in base agli altri redditi posseduti dal titolare della pensione.
Per quel che concerne gli importi, si legge che la soglia minima, al di sotto della quale si potrebbe avere accesso all’integrazione, viene rivista di anno in anno poiché soggetta a rivalutazione, come i più attenti sapranno si tratta di un meccanismo mediante cui gli importi dei trattamenti previdenziali e assistenziale sono adeguati al costo della vita.
Rispetto all’anno in corso, il 2022, l’importo della pensione minima è di €524,35, con l’anno che equivale a €6.816,55.
Ma a chi spetta? Money spiega che a poter essere integrate sino all’importo minimo della pensione sono tanto le prestazioni previdenziali dirette che quelle indirette, come quella di reversibilità, a condizione che la pensione sia stata liquidità secondo le regole del sistema retributivo oppure misto.
Non vi è, si legge, il diritto all’integrazione per i contributivi puri, chi ha una anzianità contributiva maturata esclusivamente dopo il primo gennaio 2022, i quali, viene spiegato, sarebbero paradossalmente coloro che maggiorente rischierebbero di avere una pensione bassa.
Da tempo, per tale ragione, si riflette sulla possibilità dell’introduzione di una pensione di garanzia, ma al momento non vi è ancora nulla in tal senso, di concreto.
Coloro che hanno una anzianità contributiva antecedente al primo gennaio 1996 ed un importo mensile di persone minore di euro 524,35, avrà modo di beneficiare di una integrazione mensile, a condizione che, tenendo presente tutti i redditi percepiti, rientri nelle soglie, che sono: persona sola: 13.633,10€ – 2 volte il trattamento minimo; persona coniugata: oltre al suddetto limite da soddisfare, bisogna che il reddito coniugare sia minore di euro 27.266,20€ – 4 volte il trattamento minimo.
Quelli in questione rappresentano essere i limiti relativi all’anno in corso, ovvero primo gennaio – trentuno dicembre 2022; tali limiti possono cambiare anch’essi di anno in anno, poiché dipendono dall’importo dello stesso trattamento minimo.
Money spiega inoltre che va prestata attenzione ad un aspetto da sottolineare, ovvero che nel calcolo dei redditi non si tiene conto di quelli esenti da Irpef, dei trattamenti di fine rapporto, dei redditi della casa di abitazione, delle competenze arretrate soggette a tassazione separata e alla pensione da integrare.
Affinché vi sia il diritto all’integrazione piena, spiega Money.it nel proprio apprendimento, con la pensione che quindi verrebbe maggiorata sino a toccare quota 524,35€ mensili, non è sufficiente rientrare nelle soglie sopra indicate.
Per esempio, circa la persona sola, bisogna che la somma di tutti i redditi percepiti sia minore della pensione minima annua, ovvero 6,815,55€. Diversamente, vi sarebbe il diritto ad una integrazione parziale, i quali calcoli da sapere, si legge, seguono la formula: (13.633,10 – Reddito personale)/13.
Qualora si tratti di un pensione coniugato, invece, bisogna spiegare anche la seguente formula per il reddito coniugale: (27.266,20 – Reddito coniugale)/13.
In questo caso, è previsto dalla legge che l’importo dell’integrazione sia pari a quello minore che risulta dal doppio confronto. Volendo fare un esempio, si prenda in considerazione un eventuale pensionato che abbia 25o€ di pensione al mese, con reddito persone di 10mila€ ed uno coniugale di 25 mila.
Circa la prima operazione ne viene fuori una integrazione pari circa a 279€, dalla seconda, t’intendo conto del reddito coniugale, di circa 174€. L’INPS considererà quest’ultima, poiché più bassa, con l’importo della pensione che salirebbe all’incirca ad euro 424.
Ma come fare richiesta della pensione minima?
Money.it al riguardo spiega che non serve avanzare richiesta, ma sarà l’INPS, dopo aver preso visione e valutato che i limiti reddituali anni siano soddisfatti, ad occuparsi dell’applicazione in automatico dell’integrazione. In presenza di 2 trattamenti, si consideri il pensionato titolare tanto di pensione diretti di vecchiaia che indiretta di reversibilità, l’interazione viene applicata soltanto su uno dei due, quello diretto di solito, a condizione che questo risulti essere minore della soglia minima.
Bisogno però sottolineare che al fine di fornire informazioni a INPS circa i redditi percepiti, cosicché quest’ultimo posso fare le proprie valutazioni circa gli eventuali requisiti inerenti l’erogazione della pensione minima, occorre che il soggetto invii il modello Red entro i termini previsti.
Questi, alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni modo è bene ed è opportuno che ciascuno si informi ed approfondisca i vari elementi e tutti i temi importanti a tal proposito, così da chiarire ogni eventuale dubbio, comprendere al meglio condizioni, limiti e dettagli, anche mediante un confronto con esperti del campo e professionisti del settore.
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