Malattie e diritto alla pensione: cambiano percentuali e criteri

Alcune variazioni molto interessanti hanno riguardato la classificazione e la concezione di alcune malattie da parte dell’Inps.

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La gestione da parte dello Stato di assegni di natura assistenzialistica per quel che riguarda menomazioni ed infermità di tipo sensoriale o psicofisico è avvenuta finora seguendo determinati criteri di valutazione e di conseguenza osservando altrettanti criteri per l’assegnazione di quei requisiti, se cosi possono essere chiamati, utili a ricevere la cosiddetta pensione di invalidità. Negli ultimi tempi, però, i criteri in questione per alcune patologie sono variati. Di conseguenza tutte le dinamiche relative all’assegnazione di una determinata percentuale di invalidità hanno subito una drastica revisione.

L’erogazione del sussidio stesso dipende dal grado di infermità del disabile, da quanto cioè il soggetto è impossibilitato a svolgere in maniera autonoma determinate mansioni quotidiane. Alcune patologie, rispetto, ad altre, cosi come accennato vengono riconosciute dall’Inps, con percentuali molto più alte di invalidità. L’assegno di invalidità si può ottenere in maniera più che celere per quattro diverse specifiche patologie. L’Inps riconosce l’assegno per 3 anni iniziali ed un eventuale rinnovo al triennio successivo.

Come variano le percentuali Inps in base alla malattia presa in considerazione

In seguito alla valutazione del grado di infermità il medico in questione assegna una classe di gravità che va a determinare la percentuale di disabilità del soggetto. Nel caso di malattie di tipo cardiaco esistono tre casi in cui l’Inps riconosce la pensione di invalidità. Disturbi dell’apparato psichico, inoltre, patologie che colpiscono in maniera indistinta sia giovani che anziani sono altrettanto riconosciuti dall’Inps. Spesso tali patologie richiedono terapie costanti, il tutto chiaramente comporta un impegno anche economico molto importante.

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In linea di massima al di la delle percentuali assegnate o meno, è chiaro che viene da considerare l’invalidità di una persona quando non si dispone di quell’autonomia necessaria a svolgere una vita per cosi dire normale. L’impegno da parte dello Stato a garantire un sussidio a chi vive in condizioni di estrema difficoltà è chiaramente sacrosanto, oltre che assolutamente necessario. Garantire la salute, e non solo, di  ogni singolo cittadino è dovere imprescindibile d’ogni istituzione.

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