La pensione cambia volto: giovani e precari al centro della misura

Una nuova idea, un nuovo concetto di pensione. Una idea nuova che potrebbe presto cambiare le carte in tavola.

pensione anticipata

Nel nostro paese il nodo pensioni resta una questione complessa e di non facile risoluzione. Da mesi ormai si discute in merito alla questione ma per il momento niente sembra ancora chiaro. Il Governo ha il compito di trovare nuove soluzioni per concedere a tutti i lavoratori la possibilità di andare dignitosamente in pensione. Valutare gli scenari, impostare nuove regole e nuovi punti di vista. L’esecutivo insomma attende di concepire una nuova riforma una nuova idea che possa in qualche modo spazzare via le incertezze precedenti. Ultimamente però è tornata di moda una riflessione di qualche anno fa.

Circa 10 anni fa Michele Raitano, professore di Politica economia alla Sapienza di Roma, fece parlare di se con una proposta che di certo non passò all’epoca inosservata. Una pensione contributiva di garanzia per precari e giovani. Ora, l’ipotesi in questione sembra quantomeno possibile, stando a quanto si dice in alcuni ambienti legati sindacati. L’obiettivo comune è evitare il ritorno alla Riforma Fornero dal 2023, auna situazione che un po’ tutti vogliono scongiurare. I sindacati insomma dovranno discutere anche di questa ipotetica soluzione, chiaramente da considerare insieme alle forze di Governo.

La pensione cambia volto: giovani e precari garantiti da una nuova ipotetica soluzione

La soluzione in questione dovrebbe sopperire all’alternanza tra periodi di lavoro e periodi di non lavoro, la precarietà insomma. Una quota fissa di 1000 euro lordi che scatterà al compimento dei 65 anni di età con 40 anni di lavoro, compresi anche i momenti di riposo forzato. “La misura – spiegava Raitano –  destinerebbe poi la spesa unicamente a quelli effettivamente con problemi di inadeguatezza della pensione; non riguarderebbe infatti coloro, che dopo anni di precariato, hanno fatto una carriera stabile. Infine incentiva ad impegnarsi a lavorare, dato che la garanzia cresce con l’attività o l’età di ritiro“.

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Le soluzioni sul tavolo del Governo, in vista di una decisione che dovrà essere più rapida del previsto sono in realtà in tutto quattro. Pensione anticipata stimabile  a 66 anni con 20 anni di contributi solo nel caso questa equivale a 2,8 volte l’assegno sociale. Pensione di vecchiaia a 69 anni con 20 anni di contributi solo se equivalente a 1,5 volte l’assegno sociale. Pensione di vecchiaia a 73 anni con 5 anni almeno di contributi versati  e una anticipata con 44 o 45 anni di contributi senza badare all’età.  In ognuno di questi casi c’è da considerare un odierno anticipo sull’età pensionabile.

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