E se dopo una vita piena di sacrifici, improvvisamente dovessero toglierti pensione o liquidazione? Purtroppo non è impossibile ma basta fare attenzione.
Arrivare prima al Tfr o Tfs dopo aver lavorato tutta una vita e poi alla pensione è il traguardo a cui aspirano milioni di lavoratori, ma c’è un rischio a cui pochi pensano che è lì, dietro l’angolo.
Non sempre la vita riesce ad essere quello che si è sognato o programmato. Si lavora per decenni e si spera nella liquidazione e nella pensione per godere finalmente di un po’ di pace e serenità. Ma succede inevitabilmente che nel corso della vita ci siano incidenti di percorso che vanno a minare gli equilibri familiari.
Succede quindi che potrebbero essersi accumulati debiti che non si è mai riusciti ad estinguere. Il problema è che INPS e Agenzia delle Entrate lo sanno e, seppure con le dovute agevolazioni, non sono disposti a perdere le somme dovute. Ecco perché Tfr, Tfs e pensione possono essere a rischio, dopo una vita di sacrifici e piccoli errori.
Tfr, Tfs e pensioni a rischio: l’errore che può rovinare tutto
Quando scatta il pignoramento della pensione e del Tfr? Solitamente quando il contribuente ha accumulato debiti con il fisco mai estinti. Esistono comunque dei limiti che la legge ha stabilito per coloro che percepiscono pensioni basse.
Il pignoramento della pensione, a differenza di quello del Tfr o Tfs, scatta nel momento in cui il lavoratore inizia a percepire la rendita.
Non tutti sanno cosa accade negli uffici INPS prima di erogare una pensione. L’Istituto previdenziale ha il dovere di controllare se esistono pendenze economiche che riguardano il contribuente, e questi controlli solitamente si concentrano sugli eventuali debiti che chi attende la pensione potrebbe avere avuto nel corso del tempo, senza peraltro averli estinti. Solitamente si tratta di pendenze col fisco e debiti nei confronti della pubblica amministrazione. L’INPS non tollera debiti che superino i 5.000 euro ed ecco che cosa può succedere.
Tutto dipende dall’importo della pensione. Se questa è d’oro e quindi di 5.000 euro al mese o superiore, sarà immediatamente trattenuta la cifra che dovrà essere riconosciuta all’Agenzia delle Entrate, tuttavia è previsto un piano rateale in base alla somma da restituire, comprensiva di interessi legali e sanzioni. Questo vuol dire che ci sarà un ritardo nell’elaborazione dei pagamenti fino a 2 mesi rispetto alla data prevista per il pagamento del primo assegno.
La stessa cosa succede per il Tfs. Il trattamento di fine servizio erogato dalle amministrazioni pubbliche resterà bloccato fino alla restituzione del debito. Per il Tfr questo non accade perché a pagarlo è direttamente il datore di lavoro privato. Solo in caso di Tfr, dunque, è previsto un pignoramento presso terzi. Per quanto riguarda le pensioni,
esso può avvenire anche in presenza di importi di pensione inferiori a 5.000 euro. In questo caso l’Inps non procede d’ufficio, ma a seguito di azione esecutiva da parte dei creditori.
L’importo della pensione pignorabile non può infatti essere superiore a un quinto al di sopra della soglia minima pignorabile. Dal 1 gennaio 2024 questa soglia è pari a 1.068,82 euro al mese che è la somma di due volte l’importo dell’assegno sociale. Per chi è al di sotto di questo importo il pignoramento non è possibile. Al di sopra, invece, può essere pignorato un quinto. Un esempio: se un pensionato percepisce una pensione di 1.300 euro mensili, gli potrà essere pignorato un quinto della parte eccedente la soglia minima, cioè 46,4 euro al mese.