I docenti possono andare in pensione nel 2023 approfittando come ogni anno di una sola finestra di uscita dal mondo del lavoro. I punti da approfondire sono molti, iniziamo subito.
Mentre si attende il Decreto che disciplinerà le regole di presentazione delle domande di pensionamento per l’anno in corso scopriamo quali sono gli scivoli di cui approfittare.
Il sistema pensionistico italiano sarà – probabilmente – presto modificato. Si attende la Riforma delle Pensioni saltata nel 2022 a causa degli eventi accaduti nel corso dell’anno, la guerra in Ucraina prima e il cambio di Governo poi. Se sul finire del 2022 il tempo di introdurre modifiche e scivoli strutturali è mancato, l’esecutivo Meloni ha tutto il tempo per procedere con i cambiamenti nell’anno in corso. I lavoratori si aspettano interventi efficaci, dalla loro parte. Chiedono flessibilità e opportunità di pensionamento anticipato senza incidere drasticamente sull’assegno pensionistico.
L’età di raggiungimento della pensione di vecchiaia – 67 anni – rappresenta, infatti, un traguardo troppo lontano per molti dipendenti. Difficoltà maggiori si riscontrano nei lavoratori che si occupano di mansioni faticose sia fisicamente che mentalmente. Poniamo il caso degli insegnanti. Affrontare quotidianamente bambini e adolescenti non è semplice quando si è avanti con gli anni. Soprattutto le realtà più difficili da gestire mettono a dura prova i docenti tanto da farli desiderare un pensionamento anticipato.
La finestra di uscita dal lavoro per gli insegnanti si apre il 1° settembre di ogni anno. Come accennato si è in attesa del Decreto Ministeriale attestante le regole di domanda di pensionamento per l’anno in corso ma, nel frattempo, approfondiamo gli scivoli a disposizione dei lavoratori del comparto scuola.
Nel 2023 potranno avere liquidata la pensione di vecchiaia i docenti che hanno
I requisiti sono gli stessi per gli uomini e per le donne. I lavoratori che vantano una prima contribuzione accreditata dal 1° gennaio 1996 potranno andare in pensione solo se l’assegno pensionistico risulterà superiore a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale.
Chi svolge attività considerate gravose (insegnanti delle primarie) può in alternativa andare in pensione
La pensione di vecchiaia è raggiungibile, invece, a 71 anni avendo maturato solamente cinque anni di contributi effettivi.
Previa domanda, potranno andare in pensione anticipata i docenti che
Maturando 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023 potranno lasciare il lavoro gli insegnanti con almeno 12 mesi di contribuzione maturata prima del compimento dei 19 anni. Condizione necessaria è appartenere ad una delle quattro categorie dell’APE Sociale con certificazione rilasciata dall’INPS (invalidi al 74%, caregiver da almeno sei mesi, disoccupati o addetti alle mansioni gravose).
I tre scivoli presentati finora non sono le uniche possibilità per lasciare il lavoro nel 2023. I docenti possono approfittare di altre forme di pensionamento.
I docenti con prima contribuzione versata dopo il 1° gennaio 1996 potranno lasciare il lavoro al compimento dei 64 anni e con venti anni minimi di contribuzione a condizione che l’importo dell’assegno sia superiore a 2,8 volte l’Assegno Sociale.
La pensione anticipata è concessa anche in regime di cumulo. Beneficiari sono pure i lavoratori che hanno contributi versati nelle Casse dei liberi professionisti. Significa che il personale della scuola può cumulare la contribuzione maturata in varie Gestioni pensionistiche per accedere
Gli insegnati verranno collocati a riposo d’ufficio raggiungendo
Il 1° settembre 2023 sarà concessa la pensione ai lavoratori con 63 anni di età e 30 o 36 anni di contribuzione maturata entro il 31 dicembre 2023 a condizione che siano
Rientrano nell’APE Sociale anche i disoccupati. Le lavoratrici madri, invece, avranno l’anzianità contributiva ridotta di 12 mesi per ogni figlio per un massimo di due anni.
Le insegnanti e personale scolastico possono accedere a Opzione Donna compiendo 60 anni entro il 31 dicembre (58 anni con due figli, 59 anni con un figlio) solo se caregiver o invalide al 74%. Il requisito contributivo è di 35 anni e il sistema di calcolo puramente contributivo.
Rimane la possibilità di pensionamento a 58 anni anche senza figli e senza appartenere alle categorie citate per le lavoratrici che hanno maturato i requisiti prima del 2023 grazie alla cristallizzazione del diritto.
La cristallizzazione del diritto vale per le Quote. Negli anni passati si sono potuti maturare i requisiti di pensionamento con Quota 100 – 62 anni di età e 38 di contribuzione entro il 31 dicembre 2021 – e con Quota 102 – 64 anni di età e 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Entrambe le misure sono sfruttabili nell’anno in corso.
La Legge di Bilancio del Governo Meloni ha poi introdotto Quota 103 che permette il pensionamento a 62 anni di età con 41 anni di anzianità contributiva minima ( requisiti da maturare entro il 31 dicembre 2023). Anche in questo caso occorre tener conto che vale la cristallizzazione del diritto.
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