La decisione della Cassazione sulla pensione di reversibilità aggiorna in maniera profonda la gestione dell’istituto.
La pensione di reversibilità è un sostegno importante sia a livello materiale che emotivo. Perdere una persona cara incarna un vuoto che non potrà essere compensato da alcuna somma di denaro. Ma di certo, sapere di aver un sostegno monetario, non è poco a livello psicologico. Cosa succederà quando molti lo perderanno?

Raccontare il caso protagonista dell’aggiornamento è più utile ai fini della comprensione. Vittima una donna che successivamente alla morte della madre, lei stessa titolare di una persone di reversibilità ottenuta in seguito alla scomparsa del marito, avrebbe di regola dovuto continuare a percepire la somma spettante precedentemente alla genitrice defunta.
Ma ecco che arrivano le prime opposizioni. Ad un accoglimento della Corte D’Appello, è stata l’INPS dire di no, facendo ricorso proprio all’istanza di accoglimento, pronunciandosi mediante il suddetto istituto in Cassazione. Contesta quanto definito, e da lì per la donna, si è concretizzata una situazione davvero difficile da sostenere.
Svelata la decisione della Cassazione sulla pensione di reversibilità
Secondo il punto di vista della signora, questa avrebbe dovuto continuare a percepire la somma spettante dalla pensione di reversibilità. La Corte D’Appello ha invece giudicato nulla la richiesta perché non ne avrebbe il diritto data la morte del beneficiante originario. Cosa dice la Cassazione?

Può il superstite di un soggetto che riceveva la pensione di riversibilità, continuare a percepirla quando muore il beneficiario originario? Il trattamento riconosciuto dall’INPS, è una fonte di sostegno, ma non mancano modifiche come le limitazioni al reddito. Secondo la Legge n. 335 del 1995, l’importo deve legarsi alla situazione economica del soggetto superstite.
La percentuale è inoltre assegnata in base al grado di parentela del defunto. Il coniuge superstite ha diritto al 60% della pensione goduta in vita dal titolare. Mentre il figlio, unico superstite, dovrebbe avere il 70%. Se ci sono due figli c’è l’80%, ma se sono 3 o più si giunge al valore massimo del 100%.
Ma nel caso in cui non ci siano questi, la pensione va ai fratelli e alle sorelle, ma solo a delle condizioni specifiche. Devono essere celibi/nubili, non essere percettori di pensione diretta, ed inabili al lavoro, oltre che a carico dante causa.
La Cassazione era già intervenuta quando ha definito che la pensione di reversibilità non può essere ridotta nel caso in cui venisse cumulata con altri redditi del beneficiario, sempre di un importo che non sia maggiore dell’ammontare totale degli stessi redditi in più. L’INPS aveva nel 2022 esteso il diritto di farne richiesta anche ai separati con addebiti e senza diritto agli alimenti. Com’è possibile che in questo caso, essendo quindi già stata accondiscendente in passato, si sia opposta?
Per lo stesso motivo della Cassazione, la quale ha accettato il diniego della richiesta. Perché è la ratio stessa della pensione di reversibilità a definire la questione. Si parla di un trattamento finalizzato al sostegno di chi dipendeva del tutto dal soggetto defunto, mentre i superstiti dei superstiti, non lo sono. Non si può andare oltre il primo livello dei superstiti.