Pensione di reversibilità e matrimonio in tarda età con molta differenza di età, si rischia di perdere l’assegno?
Un Lettore chiede chiarimenti agli Esperti di Trading.it sulla pensione di reversibilità in merito ad un matrimonio con differenza di età. Il Lettore è preoccupato perché ha sposato da poco una signora ucraina che risiede in Italia da molti anni. La differenza tra i coniugi è di circa 20 anni, ed è questo il motivo che preoccupa il pensionato, ha paura che non sia riconosciuta alla moglie più giovane di 20 anni, la pensione di reversibilità. Chiede se il dubbio che da un pò di tempo lo preoccupa, è fondato.
A chiarire questo dubbio è la Corte Costituzionale con la sentenza n. 174 dell’anno 2016, che ha dichiarato illegittima la norma del decreto legge n. 98 dell’anno 2011, la quale stabiliva la riduzione del valore della pensione di reversibilità, nei casi in cui il coniuge defunto avesse contratto matrimonio a un’età superiore a sessant’anni e la differenza di età fra i due coniugi fosse superiore ai venti anni. Tale normativa si basava sulla presunzione ch, le unioni a tarda età e con grosse differenze di età tra i coniugi, avessero come intento quello di frodare la legge.
Pertanto, nel caso del decesso del coniuge più avanti con l’età, la pensione di reversibilità spettante al coniuge in vita, non subirà nessuna riduzione legata alla differenza di età. Infatti, saranno applicate le regole ordinarie e spetterà al coniuge il 60% della pensione che percepiva il defunto.
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Precisiamo che la pensione di reversibilità è soggetta a trattenute fiscali, inoltre, subirà la trattenuta del cumulo della pensione o del reddito, se il reddito personale supera i limiti stabiliti dalla legge 335/1995. Come evitare che l’INPS riduca dopo anni la pensione di reversibilità
L’assegno di reversibilità non subirà riduzione se il reddito è pari o uguale a 20.107,62 euro. Nel caso il coniuge del defunto abbia un reddito annuo più alto della soglia prevista dalla normativa, l’assegno pensionistico subirà una riduzione del 25%. La riduzione sarà del 40%, se il reddito lordo è pari a 26.810,16. Inoltre, può arrivare ad una riduzione del 50% se il reddito sia superiore a 33.512,70 euro annui. I redditi sono rivalutati ogni anno, i valori sopra indicati si riferiscono all’anno in corso.
I redditi da considerare nel cumulo previsto per l’assegno di reversibilità, sono i redditi soggetti a IRPEF, al netto dei contributi previdenziali e assistenziali. Sono esclusi il reddito dell’abitazione principale di proprietà e il trattamento di fine rapporto. A chiarire nel dettaglio quali sono i redditi da considerare, è l’INPS con la circolare n. 38 dell’anno 1996.
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