Rimanere aggiornati sulla normativa vigente serve per gestire al meglio i propri affari, e quella sulla pensione di reversibilità ha dei retroscena difficili da gestire.
Che si tratta di un tema spiacevole non ci sono dubbi. Ricevere un assegno per la morte del coniuge, è qualcosa di terribile e che ci si auguri non capiti mai, o il più tardi possibile. Nella vita accade anche questo, e nel sistema previdenziale italiano viene predisposta questa scialuppa di salvataggio, la pensione di reversibilità, la quale ha però una normativa a volte “complessa” da interpretare.
Ragione della complessità? Le continue evoluzioni sul tema, come se la questione previdenziale non fosse già abbastanza piena di aggiornamenti repentini. Ebbene, anche questo specifico argomento subisce l’ennesimo cambiamento, ed ancora una volta, sono gli stessi contribuenti a pagarne parte delle conseguenze. Non è solo l’essere o meno aggiornati, perché può capitare di avere delle “sviste normative”, ma quanto si presta attenzione ad alcuni dettagli.
Anche perché sono proprio questi ultimi a fare luce su un fatto a volte rimasto celato: la pensione di reversibilità vale in ogni caso? Proprio attorno al quesito appena enunciato, verte una questione molto dura da mandare giù. Perché non sono in pochi a credere di doverla ricevere per diritto, e poi si ritrovano con meno di quanto immaginato.
Ma a quale caso si fa accenno? Perché se il coniuge muore, l’altra parte ha diritto a richiedere la pensione di reversibilità. Ma sarà sempre possibile? Nel caso in cui il partner defunto, prima di passare a miglior vita, non abbia concluso gli anni per maturare la pensione, dimettendosi volontariamente dal proprio posto di lavoro, e di conseguenza non ne avesse avuta una, allora chi rimane vivo, a cosa avrebbe diritto? Ed è qui che la giurisprudenza dà il meglio di sé.
In sostanza, il quesito è molto semplice. Riguarda al fatto che se il coniuge prima di morire non era in pensione, sulla base di cosa la parte in vita, richiede la pensione di reversibilità? È un esempio più che concreto, molte volte si sono verificate situazioni del genere, e tanti cittadini sono caduti in errore non essendo a conoscenza delle ultime variazioni della normativa. Si percepisce lo stesso l’assegno se il coniuge è morto prima di andare in pensione?
Si percepisce una somma, ma questa non si chiama pensione di reversibilità, ma assume il nome di un’altra garanzia previdenziale, la cosiddetta pensione indiretta. È il caso del decesso di un assicurato non ancora pensionato. Quindi, quando si parla di “pensioni ai superstiti” bisogna scindere due micro-categorie.
La prima, è quella della pensione di reversibilità, la quale verrà percepita alla morte del coniuge pensionato sottoforma di assegno. Nella seconda, si attiene a quella pocanzi esplicata, cioè un trattamento economico conferito nonostante la mancanza di pensionamento.
Nello specifico, ci vogliono almeno uno di due requisiti essenziali per perfezionare l’alternativa. Si tratta di 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva per l’assicurato, oppure di 5 anni ma di cui almeno 3 nel quinquennio precedente alla data della morte.
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