È complesso parlare di giustizia sociale, ma se ad un contribuente spetta un totale di pensione di reversibilità e questa non gli arriva: è o non è un’ingiustizia bella e buona?
I Patronati parlano con sincerità, anche perché è saputo e risaputo: la pensione è importante, ma è gestita malissimo nel sistema previdenziale italiano. Specie quando si tratta di quella di reversibilità che ha delle caratteristiche molto particolari, e per cui i cittadini devono fare ampiamente attenzione. La notizia di ottenere gli arretrati è una gioia, ma cosa non bisogna tralasciare?
Cos’è la pensione di reversibilità? È uno strumento di tutela sociale posto in essere dall’INPS, l’Istituto di Nazionale di Previdenza Sociale, che ha il fine di sostenere economicamente i superstiti del coniuge deceduto. È importante che però si tratti di una situazione in cui il coniuge venuto a mancare, sia già stato un pensionato prima di passare a miglior vita.
Oppure c’è la possibilità di usufruirne nel caso in cui si tratti di una “pensione indiretta”, cioè che il coniuge morto sia comunque assicurato al sistema. Di conseguenza, i familiari beneficiano di un aiuto economico che per quanto doloroso, è comunque importante. La morte di un familiare destabilizza emotivamente e psicologicamente soprattutto, ma non bisogna sottovalutare anche l’impatto economico.
Non significa essere materialisti, ma quanto di guardare in faccia alla realtà, e di come il Welfare State dedito al benessere della collettività, debba sfruttare qualsiasi mezzo nelle sue mani per poter tutelare i cittadini anche davanti queste fragilità che spesso vengono dimenticate. Ma com’è possibile ottenere 74 mila euro di arretrati?
Si racconta un episodio peculiare di questa vicenda legata alla pensione di reversibilità, e di come la signora protagonista della vicenda, abbia decisamente ottenuto una vittoria sulla burocrazia italiana. Per intenderci, tutto è stato realizzato nel pieno rispetto della legge, e per una volta quel principio complesso di “giustizia sociale”, tanto facile a dirsi, ma non nel farsi, è stato soddisfatto.
Lo stesso Patronato che l’ha tutelata ha parlato di un’importante vittoria: perché la signora ha ottenuto tutti gli arretrati che gli sarebbero spettati. Di certo, c’è da evidenziare l’aspetto più triste. Non è tanto la conquista, ma quanto il fatto che questa donna è rimasta per tanto tempo con pochissime risorse dalla sua, quindi chissà quante difficoltà ha dovuto perire ed affrontare davanti la vicenda della perdita del marito con tanto di scarsa disponibilità economica.
Tutto è partito dall’Istituto nazionale di assistenza e patronato per l’artigianato, INAPA Confartigianato Cesena, quando una signora si è rivolta a questi professionisti. Questa ha spiegato che dopo la morte del marito non aveva ottenuto la pensione di reversibilità. Fin qui la questione è abbastanza chiara, ma com’è stato possibile che un intero sistema abbia consolidato questa svista?
L’errore è umano, e per quanto le Istituzioni possano sembrare infallibili, anch’essa sono mosse dall’intervento dell’uomo. Quindi, l’azione è perfezionabile, ma non esente da imperfezioni. Come si è fatta valere?
I professionisti del settore si sono accorti fin dalle prime battute che c’era qualcosa che non andava. Quando si dice che sono i dettagli a fare la differenza, non si sbaglia. Certo, è concesso un margine d’errore, ma in questo caso la signora è stata privata di ciò che gli spettava per diritto. Quindi, dalla sua esperienza si può imparare, soprattutto per capire cosa non deve mancare per far valere i propri interessi!
Lo stesso patronato afferma che si è accorto del vizio della situazione, esaminando semplicemente le carte: figuravano gli estremi a suo favore! Lei giustamente non ne aveva le competenza per affermarlo, ma loro sì. Così, dopo aver raccolto le dovute prove, i professionisti hanno deciso di presentare l’istanza, cioè la domanda, per ottenere la pensione ai superstiti con tutti gli arretrati.
Questa richiesta è stata accolta con decorrenza dal 2003, dato che prima non era stata una condizione fattibile. Contando l’ammontare, la signora ottiene 74 mila euro! Da questa vicenda si imparano più lezioni.
Un’Istituzione può sbagliare in buona fede, le disgrazie hanno importanti conseguenze sul fronte della vita quotidiana, e la professionalità dei patronati è troppo spesso data per scontata. Andarci, informarsi e farsi spiegare tutto ciò che non si conosce sui propri diritti legati anche al mondo del lavoro, dovrebbe divenire pratica comune. Chissà quante situazioni avrebbero potuto fruttare una tale cifra!
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