Vittorio e Anna affittano casa a 600 e 700 euro al mese, convinti di avere un’entrata sicura. Ma un dettaglio nascosto nella legge sulla pensione di reversibilità potrebbe costare loro migliaia di euro.
Vivere di una pensione di reversibilità e avere una rendita da affitto sembra una combinazione perfetta per stare tranquilli economicamente.
Ma c’è una regola che molti ignorano: i redditi extra, compresi quelli derivanti dalla locazione, possono far scattare tagli pesanti sulla pensione.
Prendiamo il caso di Vittorio e Anna, due pensionati che hanno ereditato un immobile ciascuno. Per integrare la pensione, hanno affittato le loro case a 600 e 700 euro al mese. Tutto sembra andare per il meglio finché non scoprono che, sommando i loro introiti, superano determinate soglie di reddito stabilite dalla legge. Questo significa che l’assegno della pensione di reversibilità potrebbe subire una drastica riduzione.
Molti pensionati non sanno che anche se scelgono la cedolare secca per pagare meno tasse sull’affitto, il Fisco considera comunque quegli introiti nel calcolo del reddito complessivo per la pensione.
Non basta avere diritto alla pensione di reversibilità, bisogna anche fare i conti con il cumulo dei redditi. La regola, stabilita dalla legge 335/1995, prevede una riduzione progressiva dell’assegno in base ai guadagni totali del beneficiario.
Ecco come funziona:
Se il reddito supera tre volte il minimo INPS (per il 2024, 23.345 euro annui), la pensione si riduce del 25%.
Se supera quattro volte il minimo (ovvero 31.127 euro annui), il taglio sale al 40%.
Se arriva a cinque volte il minimo (38.909 euro annui), il taglio è del 50%.
Ma attenzione! Quando si parla di reddito non si considera l’importo della pensione di reversibilità stessa, ma tutto il resto: stipendi, rendite finanziarie e, appunto, affitti percepiti.
L’errore che molti commettono sugli affitti
Uno degli errori più comuni riguarda la cedolare secca. Molti pensionati scelgono questa forma di tassazione perché consente di pagare un’imposta fissa (21% o 10% a seconda dei casi) senza far cumulo con l’IRPEF.
Ma c’è un problema: anche se il Fisco non lo tassa con le aliquote ordinarie, per l’INPS il reddito da affitto conta lo stesso. Questo significa che, anche se non vedrai un aumento della tua IRPEF, potresti comunque superare le soglie che fanno scattare i tagli sulla pensione.
Tornando al caso di Vittorio e Anna, i loro redditi da affitto sono rispettivamente di 7.200 e 8.400 euro all’anno. Se aggiungiamo altri piccoli redditi, come interessi su risparmi o una modesta pensione integrativa, il totale può facilmente superare la soglia dei 23.345 euro annui. E, di conseguenza, arriva la riduzione dell’assegno.
Prima di affittare casa, chi percepisce una pensione di reversibilità dovrebbe fare un calcolo preciso del proprio reddito complessivo. Ecco alcuni consigli pratici:
Calcola i tuoi redditi totali, includendo gli affitti, anche se tassati con cedolare secca.
Verifica le soglie INPS: se sei vicino ai limiti di 23.345, 31.127 o 38.909 euro, attenzione!
Valuta altre forme di entrata: se l’affitto rischia di farti superare le soglie, potrebbe essere più conveniente vendere l’immobile o trovare altre soluzioni per ottenere liquidità.
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