Molti cittadini stanno lamentando, nelle ultime settimane, una diminuzione dell’importo della Pensione di Cittadinanza. Per quale motivo?
La Pensione di Cittadinanza può essere ridotta se il beneficiario non spende per intero le somme ricevute nei mesi precedenti.
L’importo che viene accreditato mensilmente deve essere speso o prelevato interamente entro il mese successivo. Le erogazioni, infatti, si riferiscono alle somme effettivamente spese nel periodo precedente. Ogni 6 mesi, poi, vengono compiute le opportune verifiche del saldo al netto degli arretrati. Dunque, la cifra spettante viene calcolata sulla differenza tra quanto versato e quanto speso o prelevato.
Scopriamo, dunque, quali sono i casi in cui avviene la decurtazione della Pensione di Cittadinanza ed in base a quali criteri.
Per tutte le informazioni relative alla misura, consulta il seguente articolo: “Pensione di cittadinanza, attenti ai requisiti: chi ne ha diritto e come funziona“.
Pensione di Cittadinanza: che cos’è?
La Pensione di Cittadinanza è un sostegno rivolto ai pensionati over 67 e ai disabili gravi, che si trovano in una difficile situazione economica. L’importo massimo a cui si ha diritto è di 780 euro al mese per il singolo soggetto, ma è aumentato in base al numero dei componenti del nucleo familiare. In ogni caso, non può essere minore di 480 euro.
Se il beneficiario ha già un’entrata mensile, inferiore a tale cifra, allora la Pensione di Cittadinanza serve da integrazione, fino al raggiungimento del tetto massimo di 7.560 euro annui. La misura, infatti, può essere erogata per integrare al minimo le seguenti prestazioni: pensione di vecchiaia, pensione anticipata, pensione di reversibilità, pensione di invalidità civile, Assegno sociale.
Per le famiglie che pagano il canone di affitto o la rata di un mutuo, la normativa stabilisce una maggiorazione di 150 euro al mese, fino a un massimo di 1.800 euro all’anno.
In ogni caso, la Pensione di Cittadinanza cresce:
- dello 0,4% per ogni componente del nucleo familiare con più di 18 anni;
- dello 0,2% per ogni componente minorenne;
- fino a un massimo del 2,2% per i nuclei con uno o più disabili gravi.
La Pensione di Cittadinanza viene pagata per 12 mensilità, per 18 mesi; alla fine di tale periodo, il rinnovo è automatico.
Non perdere il seguente articolo: “Reddito e pensione di cittadinanza: come conoscere il nuovo importo“.
I requisiti per l’erogazione
Per ricevere l’agevolazione economica è necessario considerare l’ISEE del richiedente. Nello specifico, valgono i seguenti importi:
- 560 euro all’anno, per chi vive da solo e ha una casa di proprietà;
- 360 euro per le famiglie che abitano in casa in affitto;
- patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro;
- patrimonio mobiliare non maggiore di 6 mila euro. Questo importo, però, è incrementato di 2 mila euro per ogni membro del nucleo familiare, fino ad un massimo di 10 mila euro, e di mille euro per ogni figlio successivo al secondo. Ci sono, poi, degli aumenti fino a 5 mila euro per ogni individuo disabile e di 7.500 euro in caso di disabilità grave o non autosufficienza.
Infine, è fondamentale che il nucleo familiare non sia in possesso di:
- veicoli immatricolati da meno di 6 mesi;
- mezzi con cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli con cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti;
- navi o imbarcazioni da diporto, acquistate nei 2 anni precedenti.
Pensione di Cittadinanza: perché viene ridotta?
I principi normativi che regolano i tagli sulla Pensione di Cittadinanza sono illustrati nel Messaggio INPS del 28 luglio 2020, n. 2975. L’unica eccezione a questa disciplina si ha nel caso in cui la cifra sia minore del 20% del beneficio minimo, cioè 8 euro.
Se il percettore della misura spende meno di quanto gli è stato erogato, subirà la decurtazione del 20% sulla mensilità successiva. Se, quindi, non si spende o preleva interamente la somma accreditata, automaticamente viene sottratta la differenza dalle mensilità posteriori.
È l’INPS l’organo incaricato di verificare il saldo sulla carta Pensione di Cittadinanza, nell’ultimo giorno del mese. Se esso è maggiore dell’accredito, allora la differenza è rimossa nel mese successivo.