La normativa italiana permette di andare in pensione con il minimo contributivo, ovvero 5 anni di versamenti. Occhio all’importo percepito.
Sebbene la normativa pensionistica italiana permetta di andare in pensione con 5 anni di contributi versati, quest’opportunità, però, per quanto vantaggiosa, produce un assegno d’importo davvero basso.
Coloro che decidono di percepire l’assegno pensionistico, consapevoli di aver versato il minimo contributivo previsto dalla legge, ovvero 5 anni, non riceveranno un assegno che è paragonabile ad una rendita.
L’importo della pensione, infatti, dipende dal numero di anni di contributi versati e, ovviamente, dall’importo di questi ultimi.
Dopotutto, se l’assegno pensionistico viene calcolato tramite il sistema contributivo, non stupisce scoprire che questo sarà direttamente proporzionato alle somme di denaro effettivamente versate alla cassa di appartenenza.
La possibilità di percepire un assegno mensile con soli 5 anni di versamenti contributivi è un’opportunità prevista dalla normativa italiana. Tuttavia, questa possibilità è riservata in caso di versamento dei cosiddetti contributi puri. Ci stiamo riferendo ai lavoratori che hanno prestato servizio e, dunque, hanno versato i contributi in data successiva al 1° gennaio 1996.
Questa categoria di lavoratori ha dunque la possibilità di percepire una pensione di vecchiaia, pur avendo versato solo 5 anni di contributi. Fermo restando che occorre aver raggiunto un requisito anagrafico di tutto rispetto: 71 anni.
Si tratta di un’occasione da non lasciarsi sfuggire, per coloro che durante la loro carriera lavorativa sono stati sotto contratto solo per pochi anni. È questo il caso di lavoratori autonomi e liberi professionisti che, per un breve periodo della loro vita lavorativa, hanno versato i contributi in qualità di lavoratori dipendenti.
Ovviamente per il calcolo dell’assegno saranno applicate le regole relative al sistema contributivo. Per questo motivo, l’importo percepito dall’ex lavoratore sarà molto basso.
Coloro che intendono accedere alla pensione con il minimo contributivo riceveranno un assegno calcolato in base al sistema contributivo. In pratica, si pende in considerazione la somma complessiva dei contributi versati nel corso dei 5 anni. Questi saranno poi trasformati in pensione attraverso l’applicazione di un coefficiente.
I versamenti contributivi avvenuti nei 5 anni di lavoro dipendente devono, poi, essere rivalutati in base all’inflazione che si è verificata nel corso degli anni.
Una volta calcolato il cosiddetto montante contributivo avviene l’applicazione del coefficiente di trasformazione che varia di anno in anno. A questo punto è possibile effettuare il calcolo della pensione.
Se, ad esempio, il pensionato ha percepito uno stipendio annuo lordo di circa 25mila euro per 5 anni, vuol dire che ha effettuato un versamento contributivo di 8.250 euro, per un montante di €41.250.
Applicando il coefficiente di trasformazione sul montante, il pensionato percepirà un assegno annuo lordo di 2667,22 euro che, al mese, corrispondono a poco più di €200.
È dunque chiaro che minore sarà il montante e più scarno sarà l’assegno percepito.
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