La legge consente la pensione con 35 anni di contributi? È possibile il possesso solo di tale requisito contributivo per smettere di lavorare?
Sono numerosi gli strumenti che consentono ai lavoratori di accedere alla pensione anticipata, anche con 35 anni di versamenti.
Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile accumulare i requisiti per la pensione, ma bisogna prendere in considerazione anche strade alternative alla classica pensione di vecchiaia o quella anticipata. Ad esempio, in alcuni casi sono sufficienti 35 anni di contribuzione, anche senza il raggiungimento dei 67 anni di età (necessari per la pensione di vecchiaia ordinaria).
Scopriamo, quindi, in che modo si può andare in pensione col solo requisito previdenziale e se la facoltà è riservata a tutti o solo a specifiche categorie di lavoratori.
Per ulteriori approfondimenti sull’assegno pensionistico, consulta il seguente articolo: “In pensione con 35 anni di contributi, l’importo dell’assegno mensile che si può ottenere“.
Il nostro sistema pensionistico consente, ad alcuni lavoratori, di smettere di lavorare anche con 35 anni di versamenti previdenziali. La disciplina normativa, infatti, contempla una serie di strumenti con i quali si può accedere a tale opportunità.
Ad esempio, con 35 anni di contributi, si può ottenere la pensione anticipata per i lavori usuranti. A tal fine, però, sono necessari anche 61 anni di età e la circostanza che l’interessato abbia svolto tali attività per almeno 7 anni negli ultimi 10 antecedenti al pensionamento. I mestieri che rientrano nella categoria dei lavori gravosi sono elencati nell’apposita Tabella ministeriale.
Le lavoratrici con 35 anni di versamenti previdenziali hanno a disposizione anche Opzione Donna. Se il requisito contributivo viene maturato entro il 31 dicembre 2021, infatti, è possibile sfruttare tale strumento. Attenzione, però, perché la legge stabilisce anche il possesso di uno specifico presupposto anagrafico. Le interessate, infatti, devono compiere almeno 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti) o 59 anni (se lavoratrici autonome):
L’unica pecca di Opzione Donna consiste nel fatto che il calcolo dell’assegno pensionistico avviene interamente attraverso il sistema contributivo. Se, dunque, tra gli anni di contribuzione posseduti, 18 sono precedenti al 1996, allora potrebbe esserci una penalizzazione abbastanza elevata sulla cifra spettante. Il taglio dell’importo, infatti, si aggira tra il 20 ed il 30%.
Per tutti gli aggiornamenti sulla misura, leggi anche il seguente articolo: “Riforma pensioni 2023: novità su Opzione donna e Ape Sociale, tutto quello che c’è da sapere“.
Se il lavoratore possiede un’invalidità almeno al 75%, oppure presta assistenza, da almeno 6 mesi, ad un familiare gravemente disabile che necessita di cura costante, può ottenere la pensione con 35 anni di contributi grazie all’Ape Sociale. Tali requisiti servono anche per il pensionamento di chi è disoccupato.
Al momento, tuttavia, si tratta di una misura solo sperimentale e, quindi, non si ha ancora la certezza del suo rinnovo dopo il 31 dicembre 2022 (stesso discorso anche per Opzione Donna). Maggiori certezze si avranno solo dopo le prossime elezioni del 25 settembre.
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