La pensione che vogliamo | Dall’APE Sociale alla garanzia per i giovani della CGIL, tutto da rifare

Sul tema pensione dal 2022 balzano le proposte e il Governo fa fatica a mettere tutto insieme. OK all’APE Sociale ma la CGIL presenta la pensione di garanzia. 

La pensione che vogliamo | Dall'APE Sociale alla garanzia per i giovani della CGIL, tutto da rifare
La pensione che vogliamo | Dall’APE Sociale alla garanzia per i giovani della CGIL, tutto da rifare

La CGIL trova le misure proposte per la Riforma pensione insufficienti a tutelare i giovani e con la possibilità di un ritorno negativo nel 2023 con un inevitabile passaggio alle regole della legge Fornero. Quindi, scende in campo con una nuova proposta innovativa della CGIL, la pensione di garanzia, anche se il Governo sembra molto cauto in quanto non ci sono le risorse per fronteggiare tale misura. Nel frattempo raccoglie i consensi positivi l’APE Sociale potenziata. Analizziamo cosa sta succedendo e le proposte in atto.

La pensione che vogliamo | Dall’APE Sociale alla garanzia per i giovani della CGIL

Le tante proposte presentate al Governo rendono difficile una scelta, anche se nella bozza della Legge di Bilancio 2022 è prevista la Quota 102 con 64 anni di età e 38 anni di contributi e la proroga di due misura già in atto: l’APE Sociale e l’Opzione Donna. Sull’Opzione Donna molti i dubbi, rilevati anche dalla Corte dei conti che ritiene la misura non equa. Dubbi anche sulla Quota 102 considerandola in parte inutile. La pensione che vogliamo | Scivolo a 62 anni e incertezza su Quota 102 e Opzione Donna

Mentre supera lo scoglio in positivo L’APE sociale rafforzata estesa ai lavoratori più deboli. Tra le categorie di tutela, trova particolare rilievo la categoria dei lavoratori disoccupati che, dovrebbe prevede l’eliminazione di tre mesi dall’ultimo assegno NASPI, previsto in precedenza come requisito. Ebbene, togliendo questi tre mesi, il lavoratore può  direttamente accedere al sussidio APE Sociale, senza attese. Poi, un altro beneficio è previsto per le categorie dei lavori gravosi (lavori particolarmente pesanti e faticosi).

Infatti, allargata la platea dei lavoratori che potranno accedere a questa misura all’età di 63 anni e con 36 anni di contributi. In questo modo il sussidio APE Sociale si rafforza nel nostro sistema previdenziale rilevandosi uno strumento essenziale per anticipare il pensionamento. Inoltre, la proposta prevede che lo strumento APE Sociale diventi strutturale, questo significa che non sarà più soggetto a proroga.

Mentre, l’Opzione Donna che doveva diventare strutturale, al momento, sembra non aver ricevuto il consenso necessario.

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Pensione di garanzia a tutela dei giovani

La CGIL propone una pensione di garanzia rivolta ai giovani, un meccanismo di pensionamento non per tutti, ma solo per chi davvero ne ha bisogno. Una proposta che servirebbe ad integrare tutte pensioni future che non arrivano ad una soglia minima, ad esempio il 60 o il 70% di un reddito medio. Si tratta di individuare una soglia minima che dovrà considerare vari aspetti secondo dei criteri precisi. Tali criteri si dovranno stabilire se la misura andrà avanti. Logicamente, tale meccanismo messo appunto dai sindacati, si realizzerebbe unicamente con il raggiungimento dei requisiti di legge che permettono di mature il diritto alla pensione (nello specifico: eta più contributi o solo contributi).

L’obiettivo è di introdurre una pensione di garanzia per i giovani, finalizzata a valorizzare una parte dei buchi contributivi accumulati nel tempo dovuti ad una carriera discontinua. I buchi contributivi possono dipendere da tanti fattori, quelli più rilevanti sono collegati alla formazione, studio, maternità, ricerca di lavoro, periodi tra un contratto e un altro.

Il Governo non mostra grande entusiasmo, per effetto delle risorse insufficienti previste per la riforma previdenziale e rimane ancora in bilico se inserire o meno la pensione di garanzia nel sistema previdenziale. La CGIL trova di fondamentale importanza affrontare l’argomento per evitare un ritorno “tout court” alle regole troppo rigide della legge Fornero. Sulle varie scelte a tavolino c’è in ballo il futuro di milioni di lavoratori.

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