La pensione anticipata dal 2023 subirà delle modifiche in base alla riforma pensioni attualmente allo studio. Si tratta di una proposta che prevede il taglio del 3% sull’assegno.
Allo studio la nuova riforma pensione che dovrebbe andare in vigore dal 2023, i tecnici valutano varie proposte, ed emerge la pensione anticipata con un taglio del 3% che fa molto discutere, ma allo stesso tempo consentirebbe il pensionamento per tutti senza aggravio sui conti pubblici.
Si tratta di una proposta pensionistica presentata dal membro della Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro, Michele Reitano, a fine mandato Civ INPS. E servirebbe a rendere le pensioni eque e accessibili a tutti a prescindere dalla carriera lavorativa. Inoltre, un altro aspetto considerato, è che non graverebbe sui conti pubblici. Analizziamo di cosa si tratta.
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Pensione anticipata dal 2023 ma con un taglio sull’assegno
Dal 2022 in vigore la pensione anticipata Quota 102 che sostituisce Quota, ma solo per quest’anno, poi dal 2023 dovrebbe entrare in vigore la vera riforma pensioni. Arriva una proposta che già fa molto discutere e riguarda il taglio del 3% dell’assegno mensile, ma solo sulla parte retributiva che incide sulla pensione, in base ad ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia.
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La proposta è stata avanzata dal membro della Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro, Michele Reitano, a fine mandato Civ INPS. A seguito ad una valutazione sul tema previdenziale, Reitano, afferma che basandosi esclusivamente sulle pensioni anticipate e di vecchiaia, l’età media dei dipendenti privati che si ritirano anticipatamente è pari al 64,1 e 63,2 anni. Nel pubblico impiego i dati sono simili, 63,9 e 63,5 anni per uomini e donne. Mentre, è elevata l’età di pensionamento nelle gestioni autonome INPS, circa il 64,8 e 68,0 anni.
La proposta presentato da Reitano, si focalizza sul passaggio tra contribuzione retributiva e calcolo contributivo, partendo da un’età minima non indicata. Secondo la proposta l’uscita anticipata con una riduzione del 3% sulla quota retributiva della pensione, servirebbe a compensare, in modo equo, il vantaggio della sua percezione per un numero maggiore di anni. Questo meccanismo offrirebbe un’opportunità di pensionamento a tutti i lavoratori, a prescindere dalla carriera pregressa e senza problemi per i conti pubblici.