Se il tuo lavoro ti ha sempre chiesto il massimo e ogni giorno è stata una maratona, forse è arrivato il momento in cui può restituirti qualcosa. Ma c’è una data che non puoi ignorare: il 1° maggio 2025.
Potrebbe essere la tua occasione per anticipare la pensione, ma serve fare tutto nel modo giusto e nei tempi giusti. Niente scappatoie, niente proroghe: solo una finestra, una regola chiara e una procedura precisa.
Chi lavora di notte, a catena, sui mezzi pubblici o in turni senza fine sa cosa vuol dire sacrificio. Ma non sempre chi dà tanto riceve il giusto in cambio. Stavolta però la legge riconosce qualcosa in più: la possibilità di andare in pensione prima, a patto di rientrare in determinate categorie e di rispettare requisiti precisi. Questa possibilità vale per chi raggiunge i requisiti tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2026, ma la domanda va fatta entro il 1° maggio 2025. Superata quella data, il diritto slitta. E non di poco.
È un’occasione che non arriva da un’iniziativa casuale, ma da norme ben chiare: tutto parte dal decreto interministeriale del 20 settembre 2017, che individua le categorie di lavori usuranti e gravosi e le modalità per accedere alla pensione anticipata. Un passo concreto verso il riconoscimento di quelle occupazioni che logorano fisicamente e mentalmente, spesso nel silenzio.
Non tutti i lavori sono considerati “usuranti” ai fini pensionistici. Il beneficio riguarda lavoratori dipendenti e autonomi impegnati in mansioni faticose, come gli addetti alla linea di produzione a catena, i conducenti di mezzi pubblici e i lavoratori notturni, inclusi quelli a turni. In tutti i casi, servono almeno 35 anni di contributi.
L’età minima per accedere cambia in base alla categoria. Per esempio, chi svolge un’attività usurante può richiedere la pensione a 61 anni e 7 mesi se dipendente, oppure a 62 anni e 7 mesi se autonomo. Chi lavora di notte almeno 78 volte l’anno, può accedere con 63 anni e 7 mesi (dipendenti) o 64 anni e 7 mesi (autonomi). Se le notti lavorate sono tra 72 e 77, si può anticipare ancora, di un anno esatto.
Tutto deve essere documentato: la domanda, da inviare all’INPS in via telematica, va corredata dal modulo AP45 e dagli allegati previsti dalla Tabella A del decreto del 2017. Senza questa documentazione, il rischio è vedersi rigettare la richiesta.
Il termine del 1° maggio 2025 è tassativo. Oltre quella data, anche con i requisiti in regola, la pensione slitta. Un ritardo di un mese comporta un mese di attesa in più. Da uno a tre mesi, si posticipa di due. Oltre i tre mesi, si perdono tre mesi di pensione anticipata.
Per inoltrare correttamente la domanda è necessario accedere al portale INPS con SPID, CIE o CNS e compilare il modulo online. È richiesto l’invio del modello AP45 e della documentazione indicata nella Tabella A del decreto. Se non ti senti sicuro nel gestire la procedura, puoi rivolgerti a un patronato o a un CAF: questi enti offrono assistenza gratuita e ti aiutano a preparare tutto nei tempi. Non aspettare l’ultimo minuto: anche un piccolo errore o un’informazione mancante può costare mesi di attesa.
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