Una condizione spesso insopportabile che implica necessariamente un cambio di rotta in quello che è il regime lavorativo.
Il regime lavorativo, in alcuni casi può letteralmente incidere sulla salute del lavoratore stesso alla soglia della pensione. Considerando l’età che avanza. Un lavoro in ogni caso logorante è possibile che il cittadino in questione possa con l’avvicinarsi della fine del suo impegno lavorativo avvertire quelli che sono sintomi abbastanza rappresentativi. Sopraggiunge, o almeno può sopraggiungere una sorta di impossibilità a svolgere quel determinato lavoro, per lo meno nel modo e nei tempi solitamente utilizzati. Cosa succede in questi casi? Potrebbe certo arrivare una sorta di aiuto per il lavoratore, potrebbe apparire questa come la soluzione più naturale.
In ogni caso non bisogna dimenticare che generalmente nel momento in cui per sopraggiunti problemi di natura fisica oppure anche per altre dinamiche che riguardano in ogni caso il regime il regime lavorativo è possibile anticipare l’uscita dal lavoro stesso. Fare in modo di arrivare anticipatamente, insomma, alla pensione. Questo, però, generalmente implica una riduzione dell’importo percepibile mensilmente. Anticipare la pensione di un arco di tempo che va da 1 a 5 anni, significa quindi rinunciare con molta probabilità ad una buona fetta di assegno mensile, in teoria, fino a quel momento considerato,
Non tutto però, in ceri casi è perduto. Non molti sanno, ad esempio che è possibile qualora si fosse colpiti da precisi disturbi cronici non rinunciare a buona parte della propria pensione mensile anche nel caso in cui questa arrivi anticipatamente. L’Inps infatti riconosce a coloro i quali sono per l’appunto soggetti a determinati disturbi un riconoscimento mensile che può prevedere, inoltre, l’interruzione anticipata del rapporto di lavoro stesso. In questo caso, quindi, il soggetto può lasciare per l’appunto anticipatamente il proprio posto di lavoro senza per questo rinunciare ad una quota di pensione più o meno consistente.
La pensione raddoppia con il Tfr: il modo migliore per vivere una terza età serena
Il momento storico che viviamo, non è di certo il più indicato per considerare la salvaguardia delle condizioni di salute dei lavoratori stessi. In ogni caso, proprio di questi tempi, i rischi per particolari categorie di lavoratori potrebbero aumentare. Ad esempio un lavoratore di 60 anni con almeno 39 anni di anzianità contributiva può tranquillamente richiedere la pensione anticipata. In con chi possiede almeno 20 anni di contributi può lasciare il lavoro a 56 anni se donna, nel caso di un uomo invece può avvenire a 61 anni. In questi casi, è necessario, in ogni caso il riconoscimento di un’invalidità civile pari o superiore all’80%. Secondo quanto è stabilito dal Decreto legislativo 222/1984 con l’invalidità pensionabile è possibile quindi anticipare la pensione nel caso in cui siano riscontrate patologie croniche.
In merito a ciò bisogna ricordare alcuni punti. I soggetti affetti da patologie oncologiche, ad esempio. Quelli che si sottopongono o si sono sottoposti a trattamenti chemioterapici possono ottenere in ogni caso una invalidità superiore al 74%. Depressione e disturbi psichici possono altrettanto rappresentare patologie per le quali è previsto l’anticipo della pensione. Anticipare la pensione insomma è possibile, con determinati e prestabiliti requisiti. In presenza di gravi difficoltà, quindi, il lavoratore è sempre e comunque tutelato.
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