La pensione: certezza per alcuni, speranza per altri, incubo (di non averla) per molti. Ma ora l’ambìta meta potrebbe essere più facilmente raggiunta grazie a… Cerchiamo di capire in che modo.
Quello dell’età pensionabile è uno dei temi bollenti del dibattito nazionale ormai da anni. Ora anche il Governo Draghi inevitabilmente dovrà mettere le mani nel tentativo di innescare un ampio turn-over generazionale per consentire da un lato ai giovani di non tardare troppo il loro ingresso nel mondo del lavoro e dall’altro per garantire i diritti acquisiti di chi versa contributi ai vari enti previdenziali da decenni.
Uno… scivolo di quattro anni ma non a costo zero
Per questo motivo gli esperti dei vari ministeri coinvolti stanno lavorando alla possibilità di uno scivolo per agevolare l’uscita anticipata dei lavoratori fino a circa 4 anni prima del previsto attraverso la sottoscrizione di un vero e proprio mutuo.
Ma siccome in questo mondo nessuno ti regala nulla, è bene dire che non si tratterebbe di una scelta a costo zero per chi volesse aderire, ci sarebbe infatti una decurtazione dell’assegno previdenziale mensile. Ma il progetto sta comunque prendendo forma tramite possibilità di ricorrere a fondi che beneficerebbero della garanzia dello Stato e potrebbero consentire ai lavoratori vicini alla pensione di ottenere mutui a tassi molto agevolati.
Detto in soldoni: il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei singoli lavoratori rappresenterebbe un fondo di garanzia per una specie di pensione anticipata con il pagamento dei contributi previdenziali rimanenti.
Quando il lavoratore arriverebbe a maturare i requisiti richiesti, l’Inps potrebbe iniziare a versare la pensione. Come detto sopra si dovrebbe però trattare di un assegno ridotto per un certo arco di tempo in quanto l’Ente previdenziale di riferimento si occuperebbe di trattenere una parte di esso per rifondere alla banca il mutuo anticipato e gli interessi.
In altre parole, sottoscrivendo il mutuo si va in pensione prima ma con un assegno più “magro” dato che la differenza serve a rimborsare il finanziamento e il versamento dei contributi. Una possibilità che non è tutta dunque rosa e fiori ma che potrebbe essere addolcita da speciali agevolazioni dedicate e tassi calmierati.
Facciamo un esempio concreto…
Per capirci meglio proviamo a fare un esempio concreto: se un lavoratore maturasse i requisiti per la pensione a 65 anni e vorrebbe invece andare in un “buen retiro” a 61 anni potrebbe chiedere un mutuo per i quattro anni di differenza. In questo arco di tempo percepirà un assegno ridotto rispetto a quello che sarebbe stato l’assegno Inps. La differenza andrebbe a coprire i contributi non versati e a ripagare il mutuo stesso. Raggiunti i 65 anni, inizierebbe la normale erogazione del mutuo Inps.
Si tratterebbe ribadiamo di un contratto di mutuo concesso da banche con la garanzia dello Stato così che l’intervento sulla flessibilità in uscita possa avere un costo pari a zero. Oltre alle banche, un ruolo determinate lo avrebbe lo Stato pronto ad intervenire con sgravi fiscali sugli interessi per agevolare l’uscita dal lavoro dei pensionandi.
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