Una buona fetta di popolazione nel 2025 potrà aderire all’opzione dell’Inps per andare in pensione in anticipo, uscendo prima dal lavoro.
Sono diverse le opzioni che il sistema previdenziale italiano offre per chi desidera ritirarsi dal lavoro prima dell’età pensionabile ordinaria. Nel 2025, ad esempio, varie misure consentiranno l’uscita anticipata, ognuna con requisiti specifici. Ovviamente per poter accedere a queste soluzioni si dovranno rispettare parametri e condizioni. Quel che è certo è che quest’anno quei soggetti che hanno iniziato a lavorare molto presto potrebbero ritirarsi già a sessanta o sessantuno anni, beneficiando di un anticipo di tre anni (e non è poco).
È bene ricordare, comunque, che la conferma di misure come Quota 103 e Opzione Donna è arrivata solo di recente, si attendevano in questo senso le decisioni del Governo. Essenziale, in ogni caso, seguire attentamente gli sviluppi normativi, valutando con attenzione le opzioni disponibili per scegliere quella più vantaggiosa per la propria situazione. Ma cerchiamo di approfondire le principali opportunità e le condizioni necessarie per usufruirne. Nei prossimi paragrafi proveremo a entrare nel dettaglio della questione.
La pensione anticipata ordinaria rappresenta una delle opzioni più consolidate oltre che una delle scelte più comuni tra chi decide di lasciare il lavoro prima del tempo. A differenza della pensione di vecchiaia, che richiede il compimento di 67 anni e almeno 20 anni di contributi, questa formula non prevede un’età minima. Gli uomini possono accedervi con 42 anni e 10 mesi di contributi mentre le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi. Cosa significa? Che chi ha iniziato a lavorare in giovane età potrebbe maturare i requisiti prima dei 60 anni.
Altra opzione è Quota 103, una misura che permette di lasciare il lavoro con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. È stata introdotta nel 2023 e confermata di recente, così come Opzione Donna. Il calcolo della pensione in questo caso avviene attraverso il sistema misto, una combinazione di due metodi: il metodo retributivo, che si applica ai contributi versati prima del 1996 per calcolare la pensione in base agli stipendi degli ultimi anni di lavoro, e il metodo contributivo, per i contributi successivi al 1996, con cui si determina l’assegno in base ai contributi accumulati e all’età di pensionamento.
Opzione Donna, che abbiamo già menzionato, è riservata alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e un’età minima di 60 anni, ridotta a 58-59 per particolari categorie come caregiver e lavoratrici licenziate – il calcolo interamente contributivo, è bene sottolinearlo, comporta una riduzione dell’assegno finale. In molti non conoscono, infine, l’Isopensione, che consente ai dipendenti di aziende con oltre 15 lavoratori di anticipare la pensione fino a sette anni, a condizione che l’azienda copra l’assegno previdenziale fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
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