Il sistema pensionistico italiano è tutto o quasi da rifondare. A confermarlo è l’incertezza che in queste settimane vige in merito.
In Italia la problematica legata al sistema pensionistico comincia a farsi più seria del previsto. Il Governo si appresta a pensionare, anticipatamente, è proprio il caso di dirlo Quota 100 e di conseguenza a virare su un nuovo sistema pensionistico che possa in qualche modo garantire tutti i lavoratori italiani. Non è certo il futuro della cosiddetta Quota 100, se si dovesse continuare con l’attuale sistema si consentirebbe ai nati nel 1960 ad esempio di andare in pensione nel 2024 a 64 anni con 40 anni di contributi.
In alternativa si arriverebbe a 67 anni di età a seconda del sesso con 41 o 42 ani e 10 mesi di contributi versati. Stesso discorso o quasi per coloro sono andati in pensione con la legge Fornero, non pochi problemi in merito e molte divisioni e disagi dovute all’avanzamento dell’età in alcune situazioni. L’ipotesi quota mobile paventata negli ultimi giorni e presentata con l’esempio all’inizio consentirebbe di fatto di andare in pensione agli stessi lavoratori che avrebbero ottenuto il pensionamento con la stessa Quota 100. La confusione insomma regna sovrana, gli italiani negli ultimi mesi stanno capendoci davvero poco.
Pensione a rischio: nessuno bada agli attuali quarantenni, un dato di fatto
Ciò che filtra dagli ambienti vicini al Governo e che potrebbero essere confermate l’Ape sociale e Opzione donna. Nel primo caso parliamo di una vera e propria indennità garantita dallo Stato per lavoratori con problematiche conclamate che chiedono di andare in pensione al compimento dei 63 anni, opzione che potrebbe essere allargata anche a coloro i quali eseguono lavori gravosi oppure che al compimento dei 63 anni si trovino in situazioni come la disoccupazione o che si trovino ad assistere ad esempio altre persone disabili.
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Opzione donna, invece, consentirebbe alle donne nate nel 1963, con 35 anni di contributi a fine 2021 di andare in pensione. In questo caso ci sarebbe una decurtazione dell’assegno mensile di circa il 25 o 30%. Quello che è certo ed in parte preoccupante è che da certe logiche sono esclusi gli attuali lavoratori quarantenni, completamente senza futuro pensionistico. Per loro al momento nessuna soluzione, e chissà se tra qualche anno o forse ancora di più potranno esserci evoluzioni positive in merito alla delicata questione.