Oggi si parla molto di pensione e di riforma previdenziale: doveva essere uno degli obiettivi del Governo Draghi, ma la crisi e le elezioni del 25 settembre hanno di fatto imposto un rinvio. Tuttavia in materia c’è una agevolazione non di poco conto, che non tutti conoscono.
Ebbene sì, all’orizzonte si profila il ritorno all’applicazione della legge Fornero in modo esteso, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero per coloro che – superati da un pezzo i 60 anni – vorrebbero andare in pensione dopo una vita passata sul lavoro.
Secondo i requisiti della pensione di vecchiaia, per andare in pensione a 67 anni di età serve aver messo da parte almeno 20 anni di contributi regolarmente versati. Ma attenzione a questa precisazione che non potrà che piacere agli aventi diritto: vi sono dei casi in cui un lavoratore può andare in pensione con l’agevolazione dei soli 15 anni di contributi, e non 20.
Di seguito ci soffermeremo su questi aspetti ed in particolare su quanto previsto da quella che prende il nome di ‘terza deroga Amato’: di che si tratta? Scopriamolo insieme nel corso di questo articolo.
La citata terza deroga (in totale sono tre) prende il nome dal noto politico e giurista, già Presidente del Consiglio e oggi Presidente della Corte Costituzionale. Il meccanismo è assolutamente degno di nota sul fronte previdenziale, e ciò per un motivo molto semplice: in buona sostanza, si tratta di una deroga rispetto alle regole generali sulla pensione di vecchiaia.
Perché? Ebbene, secondo questo sistema i lavoratori che hanno iniziato a lavorare 27 anni fa (anzianità assicurativa) e hanno purtroppo avuto una carriera assai discontinua con molti ‘buchi’ a livello previdenziale, potranno comunque andare in pensione con 15 anni di contributi al compimento dei 67 anni. Vedremo tra poco perché è più corretto parlare del requisito dei 27 anni di anzianità assicurativa e non di 25, come invece si potrebbe inizialmente pensare.
Questa è un’agevolazione non da poco, che vale per le persone che ai 67 anni non sono riuscite a conseguire il requisito minimo a livello di contributi e, in considerazione della difficoltà di trovare un lavoro in tarda età, temono di non conseguirlo neanche in futuro.
La terza deroga Amato di fatto è un’eccezione a quanto previsto dalla legge fin dal 1992, quando scattò l’aumento a partire dal primo gennaio 1993 del requisito contributivo minimo da 15 a 20 anni. Solo così è oggi possibile conseguire il diritto al versamento della pensione di vecchiaia.
E la riforma Fornero ha ribadito lo stesso requisito una decina d’anni fa. Tuttavia sono previste alcune eccezioni e deroghe.
Ma in linea generale – lo ribadiamo – per andare in pensione occorre aver 67 anni di età insieme ai 20 anni di contributi regolarmente versati.
Come sopra accennato, sono tre le deroghe Amato che permettono di accedere alla pensione di vecchiaia con soltanto 15 anni di contributi:
Un requisito agevolato sul piano dei contributi se si può sfruttare la terza deroga Amato, ma attenzione a distinguere tra anzianità assicurativa e anzianità contributiva. Tenuto conto che sulla carta servirebbero 25 anni, nel 2022 potrebbe bastare che il primo accredito contributivo sia stato nel 1997.
Ma le cose stanno diversamente, in quanto il meccanismo delle deroghe Amato si applica a coloro che sono inclusi nel regime misto o solo retributivo, vale a dire a chi ha già versato contributi prima della data di inizio del nuovo regime contributivo – il primo gennaio 1996.
Ecco perché per poter sfruttare la terza deroga Amato serve aver versato almeno un contributo prima del primo gennaio 1996, in modo da poter essere inclusi nel regime misto. In buona sostanza, l’anzianità assicurativa deve essere pari non a 25 anni, ma a 27. Altrimenti non sarà possibile andare in pensione a 67 anni con questo meccanismo agevolato.
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