La riforma pensione è al Parlamento per lo step finale, ma vacillano le proposte presentate, Opzione Donna e Quota 102 creano incertezza.
Sulla riforma pensione hanno formulato considerazione e proposte, i partiti, i sindacati, ma anche Bankitalia e Corte dei Conti. Considerazioni che fanno vacillare la Quota 102 (64 anni di età e 38 anni di contributi) e la pensione dedicata alle donne “Opzione Donna”. Ma positive per lo scivolo a 62 anni e l’APE Sociale. Analizziamo gli sviluppi secondo le ultime indiscrezioni pervenute.
Anche la Corte dei Conti e Bankitalia chiedono prudenza e maggiore flessibilità per i giovani, inoltre, chiedono di rivedere le misure formulate nella Legge di Bilancio. I pareri sulla nuova riforma pensione sono stati presentati nel corso delle audizioni parlamentari per chiarire tutti gli aspetti della manovra economica. Un primo passo è stato effettuato con la riforma fiscale e il taglio dell’IPEF e IRAP. Riforma IRPEF, IRAP e cuneo fiscale: chi ci guadagna di più
Adesso il tassello più difficile spetta alle pensioni, e sembra difficile mettere tutti d’accordo. Analizziamo alcuni aspetti sulle possibilità di un miglioramento di Quota 102 e i dubbi su Opzione Donna. Mentre, parere unanime e favorevole sulla proroga dell’APE Sociale con l’ingresso di nuove categorie gravose è risultata conforme alle aspettative. Parere favorevole anche per lo scivolo a 62 anni di età e minimo 20 anni di contributi.
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Secondo la magistratura la pensione Quota 102 deve essere migliorata in quanto non porterà gli effetti desiderati. A dimostrare tale inefficienza, la magistratura porta ad esempio Quota 100 che ha rilevato una risposta non efficiente sia per la spesa pubblica, sia per la maggiore flessibilità in uscita che si è rilevata parziale rispetto alle aspettative. Quindi, Quota 102 che si presenta come uno specchio di Quota 100, tranne che per il requisito anagrafico che passa da 62 a 64 anni, si prevede solo un aggravio della spesa pubblica senza esiti positivi sulla flessibilità in uscita con la possibilità di lasciare spazio ai giovani.
Ricordiamo che Quota 102 è stata prevista solo per l’anno 2022, poi si passa alla vera riforma pensioni prevista nel 2023. Il Governo ha già previsto un calendario di incontri con i Sindacati per trova la giusta equità e trasparenza nelle misure previdenziali, considerando anche la spesa pubblica.
Se la Quota 102 desta dubbi, su APE Sociale sono tutti d’accordo e considerano la misura uno strumento mirato in soccorso a categorie fragili. L’APE Sociale rafforzata amplia la platea dei beneficiari, con uno sguardo attento alle mansioni gravose e ai disoccupati di lunga durata. Si tratta di misure che vanno incontro ad esigenze di categorie particolarmente colpite dalla crisi pandemica che attraversa l’Italia. Il dato interessante presentato da un’analisi delle domande presentate all’inizio dell’ingresso della misura, nell’anno 2017, ha rilevato uno scarto del 59% tra domande accolte e presentate, mentre, cala la percentuale nel 2020 circa il 37%. Lo scarto è dovuto al sistema burocratico delle domande, in particolare il passaggio dei dati tra le varie istituzioni, nel tempo parzialmente risolto ma comunque, resta un passaggio di comunicazione ancora difficile.
La Corte di Conti è critica sulla proroga dell’Opzione Donna. Ricordiamo che è prevista la proroga per l’anno 2022, con una modifica temporale dei requisiti. Infatti, il perfezionamento dei requisiti passa dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2021. I requisiti richiesti sono: 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome. Inoltre, è richiesta un’anzianità contributiva di 35 anni, senza contributi figurativi per disoccupazione e malattia. La misura è calcolata interamente con il sistema contributivo e in alcuni casi risulta penalizzante.
Il punto su cui focalizza l’attenzione la Corte dei Conti riguarda l’uniformità di trattamento, secondo la Corte, il sistema previdenziale dovrebbe mirare ad un’uniformità di trattamento e nel caso dare attenzioni alle considerazioni di genere degli assicurati, indistintamente uomini e donne, nell’ambito degli altri istituti di deroga già esistenti.
Anche lo scivolo pensionistico come l’APE Sociale, riceve il via libera. Si tratta di poter uscire dal mondo del lavoro a 62 anni di età e si collega alle imprese in crisi. Si tratta di un’espansione dei contratti di espansione e potrà creare maggiore flessibilità in uscita preservando le caratteristiche del sistema contributivo. Questo sistema si allinea alle politiche previdenziali attualmente allo studio in funzione della speranza di vita. Secondo la Corte dei Conti, bisogna convergere gradualmente, ma con tempi brevi, verso un’età uniforme di pensionamento dal regime retributivo in regime contributivo puro. Per eliminare eventuale penalizzazioni nel passaggio, bisognerebbe prevedere delle maggiorazioni che lo facilitino senza troppi danni.
Anche Bankitalia chiede prudenza per l’equità tra generazioni e la sostenibilità finanziaria.
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