Se si vuole andare in pensione a 62 anni bisogna agire in fretta, ma soprattutto fare attenzione al conteggio di mesi e anni, il rischio di sbagliarsi è altissimo!
Andare in pensione “presto” è l’obiettivo di molti, nonostante però il problema sia legato ad un altro quesito. Pensionamento sì, ma quando? Ecco che la domanda pone delle risposte che poco piacciono ai lavoratori, ma che purtroppo rappresentano la realtà a cui far fronte. Molti tendono a dimenticare che il quadro economico di forte crisi aggrava le possibilità sociali. Tutto a causa di variabili economiche che si condizionano a vicenda. Pensione a 62 anni e 8 mesi o a 65 in anni differenti, sono treni che passano.
Treni delle occasioni che sono una manna dal cielo per i contribuenti, ma che necessitano di essere analizzati a modo. Il problema del pensionamento è legato ai requisiti eccessivamente rigidi. L’accesso alla pensione sembra davvero qualcosa di così lontano in Italia, situazione totalmente differente in altri Paesi.
L’inflazione è problematica in diverse parti del globo, ma com’è che solo nella Penisola non ci si riesca a raccapezzare in nessuno modo? Questa variabile economica va adeguata alle pensioni, ma dato il suo aumento continuo e costante, non si riesce a far fronte a quella che sembra più una fase di stallo tra la crescita economica e l’andamento dei prezzi.
Complice un sistema burocratico troppo arretrato, lento, e poco adatto a rispondere alle esigenze dei lavoratori. Così, si interviene per come si può, e sono i cittadini che devono fare il loro passo per non rischiare di rimanere indietro!
Pensione a 62 anni, come consolidare l’istituto: novità da cogliere al volo!
Nessuno regala niente, e proprio per questo bisogna agire in maniera tempestiva affinché si riesca in qualche modo a tenere sotto controllo la situazione. Si può andare in pensione a 62 anni o 65 più 8 mesi, ma in anni differenti. Quali sono i criteri? Perché questa differenza in soli 3 anni di distanza? In ballo c’è qualcosa che merita la giusta attenzione, ma anche un’azione tempestiva. Aspetto più interessante? In base ad alcuni criteri, si può… scegliere!
Le donne nate nel 1953 possono fare la loro scelta. Cioè decidere se andare in pensione a 62 anni e 8 mesi nel 2025, oppure attenderne altri 3, e consolidare l’obiettivo a poca distanza di tempo. Per la prima volta dopo tanto, entra in gioco una possibilità che è in parte inedita, e non deve essere data per scontata. Quante volte si è presa in mano la propria vita lavorativa con tanta libertà?
Poter analizzare cosa fa al caso proprio e cosa no, è fondamentale in uno Stato Liberale che fa della propria Repubblica, un forma di Governo basata sul lavoro. Quindi, si cerca di aiutare le lavoratrici, ma ci sono dei requisiti essenziali. Si tratta sempre di maturare almeno 20 anni di contributi. Quindi, chi non ce la fa nel 2025, può farlo tre anni dopo.
Insomma, si tratta di una manovra conveniente che non può essere tralasciata al caso. Qual è il requisito essenziale, oltre i 20 anni di contributi? L’essere madre. Questa news è contenuta nella Legge di Bilancio, e consente di avere uno sconto di ben 16 mesi rispetto la stessa pensione di vecchiaia. Vengono riconosciuti 4 mesi di sconto per ogni figlio avuto, con un massimo dei sopracitati mesi, appunto 16.
Cosa significa? Che rispetto ad una 67enne senza figli, si può andare prima in pensione, sempre considerando la legge n. 335 del 1995, la cosiddetta Legge Dini. Questa prevede ben due pensioni di vecchiaia. Una a 67 anni con 20 di contributi, e l’altra 64 anni con la stessa contribuzione.
Quella nominata “pensione anticipata contributiva” è una pensione di vecchiaia in anticipo data a chi ottiene un assegno previdenziale. Quindi, se si considerano i 16 mesi di sconto ai 64 anni, si accede alla pensione con 4 figli a 62 anni e 8 mesi, scegliendo se farlo nel 2025 o dopo nel 2028.