Vantaggi monetari e non solo, la pensione 2025 diventa una garanzia? Le parole degli esperti analizzano il caso, più denaro e maggior flessibilità. Per chi?
Ci si domanda se le migliorie in questione siano destinate ad un’estesa platea di contribuenti o a pochi eletti, dato che nel 2025 andare in pensione sembri una sfida da Hunger Games. Riuscire a consolidare obiettivi pratici, proprio come quello in questione, non rientra tra le attività più pratiche. Diciamo che è difficile sia entrare in maniera stabile nel mercato del lavoro, che a quanto pare anche uscirne. Non si parla proprio di una passeggiata di salute. Dopo le ultime novità però, ci sono delle evoluzioni convenienti.
Si può davvero con un’età ridotta andare in pensione e ricevere un trattamento così cospicuo? Nel 2025 può accadere di tutto, e come ciò sussiste nel male, non si deve dimenticare che dall’altra parte, c’è il bene. Quindi, di cambiamenti ce ne saranno molti, e questo pare sia a favore dei cittadini. Risolto un grande scoglio? Non c’è ancora una riforma del trattamento previdenziale, lo Stato non ne possiede le risorse per consolidare un obiettivo del genere, ma quel che è certo è che si sta cercando di rispondere alle esigenze dei cittadini.
In primis, l’emendamento che determina ciò è introdotto dalla Legge di Bilancio 2025. Questa pone dei grossi cambiamenti, finalizzati a rendere più accessibile e flessibile il pensionamento. Com’è possibile farcela? Si parla sempre di contributi, e dei seguenti che nello specifico valgono nel sistema previdenziale vigente. È qui che si riscontrano i maggiori vantaggi.
Mettere insieme i contributi non è facile, specie se è così difficile entrare nel mondo del lavoro. Nelle modifiche in questione si parla di “computare”, che in parole povere equivale ad indicare un conteggio non così immediato da effettuare, specie se la natura dei contributi da sommare, è varia. Ma quali sono i requisiti necessari?
Come già accennato, è possibile cumulare gli importi del fondo complementare, ma solo nel caso in cui si posseggano 20 anni di contributi e si è immersi nel regime contributivo. Quindi, i contributi complementari e previdenziali si uniscono per raggiungere l’importo che serve per accedere alla pensione.
Ma quali sono i requisiti che permetterebbero di muovere queste mosse? Con la nuova normativa i lavoratori che vanno in pensione con sistema contributivo possono fare questo atto di unione di contributi, e uscire a 64 anni.
Ma non basta, poiché alla fin dei conti bisognerebbe aver maturato 25 anni di contributi effettivi, mentre originariamente si parlava solo di 20 anni. Questo perché la Legge di Bilancio del 2025 ha adeguato questo requisito all’aumento delle speranze di vita. In termini tecnici, la modifica riformula la possibilità di dar vita ad una quota della rendita che derivi dai requisiti complementari, oltre che previdenziali.
Grandi cambiamenti in tema pensione 2025, non di scappa. Secondo i calcoli ultimi, le somme del 2024 sono 3 volte rispetto l’assegno sociale che diminuisce di 2,8 volte per le donne con un figlio, 2,6 con più, e così via. Dal punto di vista monetario si parla di 1693 euro, 1496 euro e 1389 euro circa. L’approfondimento permette di capire come usufruire dell’anticipo.
Per usufruire di questa misura e dell’anticipo, bisogna considerare il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro, sia che sia dipendente che autonomo. Fatta eccezione dei soli autonomi occasionali che non superano i 5 mila euro annui.
La platea destinataria della manovra è ristretta se si considera che i lavoratori in questa condizione, cioè che sono a pieno regime contributivo. Si attendono maggiori modifiche nel 2030 quando ci sarà una quota maggiore di lavoratori con i requisiti minimi conquistati. L’obiettivo da consolidare è comunque quello di cumulare i fondi in questione anche per i lavoratori che sono nel regime misto, retributivo-contributivo nel periodo pre 1996. In conclusione, “flessibilizzare” l’accesso, senza penalizzare.
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